Donna disagiata per nove mesi vive all’interno dell’aeroporto di Palermo

Situazione incresciosa su cui riflettere seriamente è quella di una donna di 59 anni che per nove mesi ha vissuto all’interno dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo. Separata e disoccupata la donna non poteva permettersi un alloggio ed aveva soltanto come reddito i 300 euro che l’ex marito versava mensilmente e di tanto in tanto quando poteva, andava in un B&B per fare una doccia e dormire per qualche giorno in condizioni diverse. La donna durante questo periodo non ha dato segni di disagio sociale o fastidio, vivendo all’interno dello scalo come una normale persona che attende qualcuno.

Certamente, dopo tanto tempo questo sospetto inizia a farsi notare e da lì, dopo domande, sospetto e indagini si arriva a capire il motivo di tale atto. La polizia segnala il caso ai servizi sociali del comune di Cinisi a cui risiede lo scalo, e da qui la donna rimane ospite della cooperativa LiberaMente che gestisce un bene confiscato dalla mafia vicino l’aeroporto. Uno dei servizi sociali afferma che la donna non dà problemi all’interno della cooperativa e i suoi modi non danno sospetti di difficoltà tali.

Notizia che deve far riflettere e che deve essere posta in modo chiaro, ed esposta con cognizione di fatto, visto i casi che purtroppo da qualche periodo vengono fuori pian piano,e dove il problema reale viene posto solo quando si notano tali effetti. Tanta gente vive in condizioni di disagio recentemente, il lavoro e la quiete familiare sono due punti seri in un contesto generale che porta a dividere anche le singole famiglie che non trovano quella serenità all’interno della propria persona. Situazioni diverse ma univoche nel far capire la sofferenza che c’è in giro pur nascondendosi dietro un qualcosa che prima o poi viene fuori e mettere di fronte l’evidenza reale di casi singoli o di situazioni ancora più grave come quella dei senzatetto o gente che non riesce a portare avanti le famiglie.

Antonio David

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