Lungomare di Cefalù: più lidi più presidi, non possiamo giocare con le vite umane

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un lettore sulla situazione dell’arenile cefaludese.
Di seguito la lettera.
Quando ieri ho letto la notizia dell’annegamento evitato per un pelo di due turisti proprio nel tratto di mare davanti al Lido Poseidon dai bagnini degli stabilimenti vicini ho subito pensato a come siamo andati vicini ad una disgrazia: cosa sarebbe successo se, malauguratamente i bagnini impegnati a sorvegliare un pezzo di costa più grande non si fossero accorti dell’emergenza? E cosa sarebbe successo se anche a causa dalla distanza non li avessero notati o non avessero fatto in tempo a raggiungerli? Di certo ora staremo parlando di un annegamento e non di un salvataggio.

Quindi innanzitutto tutti gli stabilimenti balneari rappresenta un presidio per la sicurezza dei bagnanti e non possono restare chiusi durante la stagione estiva. Oltre a questo i lidi forniscono anche i necessari servizi igienici che mancano in città e che servono anche a chi sceglie la spiaggia libera. Contribuiscono alla pulizia e alla vivibilità della spiaggia e sono necessari per l’offerta al turismo balneare. Diverse persone contano poi sulla possibilità di lavorare almeno per la stagione negli stabilimenti, sia chi cerca un lavoro estivo e a chi più anziano con quello stipendio può campare la famiglia. Il Lido in questione poi, situato al centro del lungomare, è diventato, dal momento della chiusura il simbolo del degrado, e piazza sempre più utilizzata dai venditori ambulanti per le loro vendite. Cosa che non giova all’immagine di Cefalù e che non farà altro che confermare, a chi arriva in Sicilia con qualche pregiudizio, che questa è la terra dei sequestri.

E qui mi rivolgo a chi ha il potere di decidere in proposito: senza entrare nel merito delle procedure alle quali lo stabilimento è stato sottoposto e i motivi che hanno portato alla sua chiusura, perché non pensare ad una riapertura stagionale per svolgere quelle che a mio giudizio sono “funzioni pubbliche” e aspettare la fine della stagione turistica per risolvere i problemi pendenti?

 

Massimo Costagliola

 

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