Cuffaro: nessuna visita di favore in carcere

resizer“Trovo meschino e calunnioso quanto riportato su una persona che, rispettosa della giustizia, sta scontando la sua pena e sta vivendo all’interno di un carcere, privato della propria libertà.  Mi rivolgerò all’autorità giudiziaria per fare valere le mie ragioni e ho chiesto all’amministrazione del carcere di Rebibbia di valutare l’opportunità di fare altrettanto a tutela dell’immagine dell’istituito di pena e dell’operato dei suoi funzionari e agenti – scrive nella missiva Cuffaro – Sin dal primo giorno in cui mi presentai spontaneamente e per tutti i 1.620 giorni di detenzione non ho mai ricevuto né tanto meno chiesto favoritismi. Vivo in una cella ‘da quattro’ con altri detenuti dove abbiamo circa 2,70 metri calpestabili a testa e ho la possibilità di fare soltanto due telefonate al mese di 10 minuti ciascuna e solo quattro ore di colloquio mensili. Nonostante ciò, non mi sono mai lamentato e ho sempre vissuto la vita detentiva adeguandomi a ciò che mi veniva imposto”. E ricorda: “Non mi è stato concesso neppure un permesso di 24 ore per far visita a mia madre malata che ha 92 anni”

Riguardo alle visite dei parlamentari in carcere: “I parlamentari e le persone a loro seguito che fanno le visite nelle carceri sono sempre accompagnati da un funzionario dell’amministrazione (vice direttore) e dagli agenti di polizia penitenziaria; quando parlano con i detenuti gli agenti e il funzionario sono presenti e ascoltano la conversazione, ed intervengono interrompendo se si parla di argomenti non attinenti al carcere. Tutto ciò – precisa Cuffaro – è avvenuto in maniera più precisa e rigorosa nei miei confronti. È vero, ho ricevuto le visite di moltissimi parlamentari di quasi tutti i partiti, così come ho scritto nei miei libri, sono state solo e sempre brevi visite, dall’esclusivo ma pregnante significato e valore umano. Quando si è nella sofferenza – prosegue l’ex-governatore – ogni segno di umana sensibilità è sacro. Non ho mai parlato con nessuno della tutela del mio patrimonio, non avevo e non ho motivo per farlo. Quello che ho è frutto del mio lavoro e di quello di mia moglie, è tutto documentabile, non ho nulla da nascondere e meno che mai ho cose nascoste. Essendomi stato tolto da oltre un anno il vitalizio, quello che ho lo sta usando la mia famiglia per vivere e pagare 500 mila euro in parte per risarcire la regione siciliana – conclude Cuffaro – hanno scritto cose non vere, hanno speculato sul senso di umanità e hanno calpestato la mia dignità. Chiedo soltanto di lasciarmi finire di scontare la mia pena in pace e spero si ponga fine a questa continua gogna mediatica”.

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