Palermo come Sparta: 300 carabinieri sconfiggono la mafia di “Pagliarelli”

Scenario spartano alle prima luci dell’alba palermitana: 300 carabinieri abilmente coordinati nelle operazioni dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno eseguito 39 provvedimenti restrittivi a danno di soggetti ritenuti responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso, corruzione e traffico di stupefacenti. L’operazione “Verbero” ha azzerato il mandamento mafioso di “Pagliarelli”, storica roccaforte di Cosa nostra.

In arresto i capi delle tre famiglie mafiose Perrone Giuseppe Massimiliano, Alessi Alessandro e Giudice VIncenzo, insieme a Sansone Salvatore, nipote del capo mandamento di “Pagliarelli”,  Nino ROTOLO, e ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa di “Uditore”.

Pare che Cosa nostra non sia stata in grado di esprimere in quel contesto malavitoso una leadership autorevole e unanimemente riconosciuta, con la conseguente esigenza di affidare la gestione del sodalizio a una sorta di “organo collegiale”, costituito da tre giovani “uomini d’onore” tenuti al reciproco confronto sulle scelte strategiche.

Rispetto alle ultime investigazioni svolte su quel territorio (Operazione “Hybris” 2011),  che provarono l’esistenza di una capillare pressione estorsiva esercitata anche nei confronti dei piccoli commercianti, le nuove indagini hanno evidenziato la tendenza al contenimento  del fenomeno del pizzo, verosimilmente dovuta alla crisi economica ed al diffondersi degli episodi di reazione da parte delle vittime.

Il maggiore interesse si continua a mostrare nei confronti dei grossi appalti, come dimostra il tentativo di estorsione posto in essere direttamente dal Perrone, che ha cercato di imporre, all’impresa aggiudicataria dell’appalto per la ristrutturazione dell’ospedale Policlinico “Paolo Giaccone”, forniture di materiali e di manodopera oltre che la dazione di 500 mila euro, corrispondente all’1% dell’importo complessivo dei  lavori ammontanti a circa 50 M€.

Rimane in auge negli ambienti mafiosi l’interesse verso il traffico di sostanze stupefacenti che il sodalizio, ricorrendo a canali di approvvigionamento piemontesi e campani, era in grado reperire in grandi quantità.

Alcune operazioni svolte negli anni scorsi – che hanno portato al sequestro di oltre 400 kg. di hashish – possono adesso inquadrarsi nell’ambito della attività associativa qui contestata.

In particolare, nel novembre 2012, i Carabinieri del Comando Provinciale arrestavano Tutino Giacinto, soggetto vicino agli ambienti mafiosi bagheresi, in quanto sorpreso alla guida di un furgone adibito al trasporto di cavalli, all’interno del quale erano occultati 250 kg di hashish acquistati dal clan camorristico dei “Gallo-Cavaliere” di Torre Annunziata. Nel marzo 2014, veniva intercettato un ulteriore carico di 150 kg di stupefacente del tipo hashish, trasportato dal torinese Fonsato Eros e dai catanesi Spampinato Agatino e Bellia SaOperazione-Verbero-400x215lvatore. L’ingente quantitativo di droga, questa volta, proveniva da Torino ed era riconducibile a Celano Concetta, una donna di origini siracusane considerata, già nel 2003, il “capo di una violenta e armata  organizzazione di trafficanti, in contatto diretto con il Perù e l’Equador”.

La Celano, il 9 aprile successivo, venuta a Palermo per assistere all’udienza di convalida dei suoi corrieri, al termine del processo veniva tratta in arresto perché trovata in possesso di 5 kg di hashish, poco prima restituiti a lei da Giudice Vincenzo in quanto ritenuti di scarsa qualità.

Anche l’attività di spaccio si svolgeva sotto il diretto controllo della consorteria, che aveva imposto un preciso “protocollo operativo”, la cui inosservanza da parte dei pusher comportava il prelievo coattivo dei veicoli in loro uso e, nei casi più gravi, addirittura violente e sanguinose spedizioni punitive.

 

 

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