Cefalù: aggiornamenti su visite, strane morti e protocolli non rispettati

Nuovi particolari infittiscono la trama

E’ da un mese ormai che la vicenda tiene col fiato sospeso diversi cittadini, preoccupati prima da una visita non desiderata da parte una paziente (D.P.) proveniente da Palermo.
Subito dopo, nemmeno il tempo di riprendersi e salta fuori la volontà – espressa con forza e decisione – dell’istituzione di una struttura ibrida.
Successivamente arriva, come un fulmine a ciel sereno,  la denuncia su una morte sospetta di una paziente – pochi giorni dopo la visita a sorpresa della ‘palermitana’ –  denunciata dal figlio (A.R.) con dovizia di particolari.

Pare infatti che lo stesso A.R.  (figlio della paziente deceduta per complicazioni polmonarie),  non sia stato sottoposto a tampone sebbene l’autorità sanitaria di suo riferimento ne abbia fatto ampia richiesta.
Parrebbe che le richieste siano rimaste inevase per diverso tempo.
Pare inoltre che lo stesso giorno in cui è morta la signora  M.C., per la stessa causa sia morta un’altra paziente, sempre ammalatasi all’improvviso di polmonite.
Ricordiamo che per  la signora M.C. era stato richiesto e ottenuto il trasferimento presso una RSA sita a Finale di Pollina, proprio per effettuare un ciclo riabilitativo. La cosa conferma, per chi ne avesse ancora dubbi, la ‘dimettibilità’ della paziente e l’improvviso precipitarsi degli eventi.

Nuove segnalazioni da parte del personale

Secondo le segnalazioni pervenuteci, il nosocomio avrebbe ripreso le attività ordinarie nonostante l’emergenza non sia ancora finita.
“Dopo il fallito tentativo di trasformare il nostro ospedale in ospedale COVID-PROMISCUO  – dichiara il testimone che per ovvie ragioni vuole mantenere l’anonimato –  e che grazie al vostro lavoro informativo ed al lavoro del Sindaco di Cefalù si è evitata una catastrofe. Adesso spero non si  stia cercando di “fare cassa” riprendendo i ricoveri programmati e altre normali attività dando come garanzia il tampone fatto in area PRE-TRIAGE  e se risulta negativo, viene ricoverato e messo in stanza insieme ad un altro paziente senza poter mantenere le dovute distanze e ammesso che le distanze ci siano pero viene usato lo stesso bagno per due pazienti.

Ricordo – soggiunge il testimone –  che il tampone fatto ad un soggetto affetto da COVID-19 asintomatico spesso può risultare negativo e che comunque un tampone fatto a chiunque non da la certezza di escludere l’eventuale contagio a detta degli esperti“.

Ricoveri di pazienti che arriverebbero da tutte le parti della Sicilia, proprio come accadeva prima dell’emergenza coronavirus, su cui il testimone ha più che un sospetto: “dichiarano di avere tutto sotto controllo, quando non è proprio così, lo fanno per il bene della gente, o per il bene dei DRG di ricovero ospedaliero?”.

“Da dire ci sarebbe tanto altro – prosegue il testimone – ma spero che almeno queste notizie che altri non sanno o non dicono, possano essere approfondite  dal Sindaco di Cefalù per evitare che questa ossessione di riprendere l’attività dell’ospedale aumenti il rischio di contagio per chi ci lavora e per tutta la comunità”.

Quando c’è stato qualche caso sospetto siamo andati tutti nel pallone

“Volevo precisare che – afferma il testimone – all’ospedale non ci sono professionisti preparati ad affrontare questo tipo di emergenza sanitaria. Quando c’e stato qualche caso sospetto sono, anzi, siamo andati tutti nel pallone perché non siamo preparati”.

Il testimone si chiede – visto che a sua detta non ce ne sarebbero – “perché non prendono degli esperti e DPI adeguati e ci fanno dei corsi di formazione seri per garantire il benessere della collettività?”.

“Ricordo – aggiunge il dipendente – che il pericolo è sempre in atto e come insegna la storia epidemiologica, ogni epidemia può avere l’ondata di ritorno che può essere peggio della prima se si abbassa la guardia. Il COVID-19 è ancora in fase di studio da parte dei migliori esperti mondiali e ancora non sono stati in grado di poterlo fronteggiare perché molto dannoso e difficile da gestire, figuriamoci se noi sapremmo combatterlo“.

I timori e i dubbi del dipendente

 

E infine lascia un interrogativo al quale è davvero difficile rispondere: “qualcuno vuole dimostrare di essere bravo anche in piena emergenza a fare andare avanti l’ospedale in modo da salvarsi in calcio d’angolo e non rischiare la poltrona?“.

Che Dio ci aiuti.

 

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