La comunità ha l’obbligo di autointerrogarsi

Quelli appena trascorsi sono stati i giorni del clamore e dello stupore, legati all’operazione antidroga che i carabinieri della compagnia di Cefalù hanno egregiamente portato a termine, sgominando una gang di giovani dedita al consumo e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

La comunità è rimasta sorda di fronte all’allarme che l’operazione ha lanciato. Tutti hanno preferito mettere il capo sottoterra, esattamente come fanno gli struzzi, piuttosto che avviare il dibattito e affrontare il problema.

Oltre che complimentarsi con gli uomini dell’arma, cosa certamente giusta, bisogna adesso comprendere cosa non funzioni nel territorio, perché se, stando a quanto riportato dai comunicati diffusi dalle forze dell’ordine, ci sono circa una settantina di giovani coinvolti nell’indagine nella qualità di consumatori e se, come è assodato, più del quaranta per cento di questi sono minori, allora è certo che la società civile e le istituzioni hanno l’obbligo di autointerrogarsi e cercare di comprendere quali siano le cause dei propri insuccessi.

Non vi è dubbio che la scuola e la famiglia, giusto per fare un esempio, due perni fondamentali della formazione del carattere e della coscienza della classe dirigente del futuro, hanno compiuto e stanno compiendo passi falsi.

Piuttosto che negare l’evidenza, occorre allora avviare il dibattito in una comunità che non può e non deve rimanere sorda di fronte al richiamo di chi necessita aiuto.

Affidandosi alla saggezza popolare: “è inutile ammucciari u suli cu crivu”.

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