È morto Sergio Marchionne, l’Ad di Fiat che ha chiuso lo stabilimento di Termini Imerese

È morto Sergio Marchionne, il manager che sarà ricordato per gli operai oggi dipendenti della Blutec e del suo indotto,  per aver chiuso lo stabilimento Fiat di Termini Imerese.  Per il numero uno del Lingotto, Sergio Marchionne, la chiusura della fabbrica imerese, nata nel 1970 con il nome di “SicilFiat” per realizzare prima la vecchia 500, poi la 126 e infine per assemblare la Lancia Ypsilon,  era legata a una difficoltà oggettiva: in Sicilia è troppo costoso fabbricare. La scarsa integrazione della filiera produttiva, con un indotto poco sviluppato e costi fissi troppo alti, in particolare quelli relativi al trasporto, rendevano la gestione del tutto antieconomica.

Sergio Marchionne il manager al centro delle politiche mondiali, da Obama a Trump, che cambiò la Fiat

Nato a Chieti 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carbinieri. Studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l’uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la ‘rivoluzione’ che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.
Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l’ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.

A Torino Marchionne lo aveva portato Umberto Agnelli, che lo aveva conosciuto in Sgs e lo aveva voluto nel consiglio di amministrazione. Il primo giugno 2004, pochi giorni dopo la morte di Umberto, è l’uomo scelto per guidare la rinascita, con Luca di Montezemolo presidente e John Elkann vicepresidente.

 

Il ricordo di Luciano Luciani, presidente dell’istituto Italiano Fernando Santi

Finalmente sta emergendo la vera figura di Sergio Marchionne. Un italiano emigrato a Toronto, figlio di un carabiniere al servizio, fuori di Italia, delle istituzioni italiane. Il giovane umile aderente al Circolo dei Carabinieri italiani di Toronto si è formato in Canada e negli Usa, in coesione e nel respiro comune degli ideali e delle tensioni degli italiani in Canada. Marchionne non è stato mai un manager italo-canadese ma un abruzzese legato agli italiani presenti in Canada. Mi ha particolarmente emozionato e reso orgoglioso come italiano oltre 5 anni or sono visitare il Circolo dei Carabinieri italiani di Toronto intestato al padre di Sergio Marchionne, e da lui cofinanziato. Qui, nel Circolo, in una fotografia, era ritratto, con l’elmetto da carabiniere il giovane Marchionne assieme agli altri soci. Egli rappresenta pertanto la cultura, l’intelligenza e la capacità degli italiani ovunque essi si trovano, in Italia, in Abruzzo, in Canada e negli Stati Uniti. È nostro dovere ricordarlo come tale.

La morte

Marchionne è morto oggi a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler. “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato –  ha detto John Elkann annunciando la morte dell’ex ad di Fca -. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”.

In queste ore è arrivato il cordoglio da parte del mondo della politica e delle istituzioni, mentre le fabbriche del gruppo Fca si sono fermate per salutare l’ex amministratore delegato che ha cambiato le sorti dell’azienda.

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