Trattativa Stato-mafia, le richieste della procura di Palermo per gli indagati

La Procura di Palermo tira le somme e chiude, con le richieste di pene, la requisitoria del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. A giudizio, il 7 marzo del 2013, finirono in 12.

La posizione del boss Bernardo Provenzano venne presto stralciata per la sua incapacità di partecipare consapevolmente all’udienza. L’ex ministro Calogero Mannino, invece, scelse il rito abbreviato: processato separatamente è stato assolto in primo grado. L’appello a suo carico è ancora in corso.

Gli imputati restano nove dopo la morte di Totò Riina. Di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato sono accusati i capimafia Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, medico fedelissimo di Riina, e il pentito Giovanni Brusca. Stessa imputazione in concorso per tre ex ufficiali dell’Arma: Antonio Subranni, ex capo del Ros, il suo vice del tempo Mario Mori e l’ex colonnello, anche lui in servizio al Raggruppamento speciale, Giuseppe De Donno.

Di minaccia a Corpo politico dello Stato è accusato anche Marcello Dell’Utri, mentre di calunnia e concorso in associazione mafiosa risponde Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, imputato e, allo stesso tempo, superteste del processo.
Imputato anche Nicola Mancino, ex ministro dell’Interno a cui i pm contestano il reato di falsa testimonianza.

 

POTREBBE INTERESSARTI