Una sorpresa è venuta fuori dal cilindro nel giorno di chiusura di attività dell’Ars, prima della pausa estiva. Come nei migliori spettacoli di magia i deputati hanno chiesto alla presidenza dell’Ars di mettere ai voti il disegno di legge, iscritto all’ordine del giorno da tempo, per reintrodurre il voto diretto nelle Province.

I cittadini torneranno quindi a votare i propri rappresentanti. La norma, che sostituisce quella che aveva introdotto il governo Crocetta che prevedeva l’elezione nei Liberi consorzi e nelle città metropolitane degli amministratori con il voto di secondo livello, è passata con 32 voti a favore dei 47 deputati presenti in aula.

Il risultato torna a far discutere: “Dopo quattro anni e ben cinque leggi votate sulle province, viene finalmente scritta la parola fine su quello che è stato un vero mostro legislativo, ossia l’abolizione degli enti di area vasta, che ha creato danni, disservizi e confusione nel territorio siciliano. Oggi restituiamo la parola ai cittadini – ha detto Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia – con l’approvazione del disegno di legge sull’elezione diretta degli organi di governo, presidenti e consiglieri, sia delle città metropolitane sia dei liberi consorzi, si ricrea omogeneità di trattamento e di partecipazione democratica, e si dà nuova vivacità ad enti che devono essere la cerniera tra la Regione e i comuni”. Alle parole di Falcone fanno eco quelle del collega di partito Vincenzo Figuccia:  “Torna l’elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il Sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti. Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po’ di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale.

Soddisfazione anche per il capogruppo di Cantiere Popolare onorevole Toto Cordaro: ” Esprimo grande soddisfazione per il voto di oggi all’Ars su Città metropolitane e Liberi consorzi dei comuni. Abbiamo ridotto i consiglieri, eliminato le indennità e gli assessori, che saranno sostituiti da consiglieri delegati. Dopo 5 anni di disastri del governo Crocetta sulla riforma delle Province e altrettanti commissariamenti, che hanno determinato lo smantellamento dell’ente intermedio in Sicilia, col voto di oggi è stato ripristinato il voto popolare e l’elezione diretta dei rappresentanti dei cittadini. Dopo aver dato un colpo mortale a viabilità, edilizia scolastica e sociale in quei territori e aver portato al limite del licenziamento il personale delle ex Province, il presidente Crocetta vota contro una buona legge, contro il ritorno della democrazia! Adesso la parola agli elettori”.

Secco il commento dell’assessore Antonello Cracolici: “La decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l’elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale che ha avuto da parte della stessa Assemblea regionale il suggello di grande riforma economico sociale, da applicare anche in Sicilia”.

“Pensare di riportare i cittadini al voto senza che si attenda un riordino della materia da parte dello stesso parlamento nazionale, rappresenta uno spot che servirà soltanto a fare propaganda elettorale. – ha concluso – E’ evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle ex province che purtroppo sono già state oggetto in questi anni di una legislazione incerta e precaria”. “Illudersi di poter fare da soli in Sicilia, quello che ad oggi non è consentito dalla legge nazionale in tutta Italia, rappresenta solo il richiamo ad un’autonomia malata che il centrodestra pensa a libero piacimento di potere applicare. E’ un grave errore politico di cui personalmente prendo radicalmente le distanze”.

Perentori anche Alice Anselmo e Giovanni Panepinto, presidente e vicepresidente del gruppo Pd all’Ars: “L’approvazione della norma sull’elezione dei sindaci Metropolitani inserita all’interno del ddl sulle ‘ex Province’ è stata uno scivolone dell’Aula. Questo voto manifesta una visione distorta dell’Autonomia, nonché un atto di provincialismo politico e di accanimento inaccettabile nei confronti dell’attuale sindaco di Palermo”.