Perchè Caltavuturo non partecipa all’Unione delle Madonie?

Pochi giorni fa, il sindaco di Caltavuturo Domenico Giannopolo ha chiarito i motivi all’origine della mancata adesione del comune che amministra alla neonata Unione dei Comuni delle Madonie, che a suo dire sarebbe tra l’altro stato più corretto denominare “Unione dei comuni del Torto e Delle Madonie”, data la partecipazione di comuni quali Caccamo, Aliminusa e Montemaggiore, non madoniti in senso stretto.

“Il Comune di Caltavuturo – ha spiegato Giannopolo – non ha aderito all’Unione dei Comuni delle Madonie  per due ragioni: la prima perchè non si condivide la costituzione di una grande Unione che finirà con il diventare una sorta di ente politico-istituzionale intermedio con propri costi aggiuntivi e sottrazione di competenze fondamentali ai singoli Comuni i cui organi sono eletti con elezione di primo grado, mentre nell’Unione gli organi sono nominati e non eletti neanche con elezioni di secondo grado.”

Il secondo motivo è la partecipazione dell’ente comunale ad una preesistente unione con i comuni di Scillato e Sclafani Bagni, nata nel 2008 e che già esplica delle funzioni associate suggerite dalle circolari ministeriali, e per espresso divieto di legge non si può partecipare a più Unioni; l’adesione al nuovo consorzio avrebbe così comportato una rescissione dell’accordo precedente (così come accaduto a San Mauro e Pollina, precedentemente uniti all’interno dell’Unione Valdemone, ndr).

 Il percorso che Caltavuturo proponeva era lo stesso fatto da tutte le altre aree interne interessate dalla Snai della Sicilia e d’Italia, vale a dire lo strumento della convenzione previsto dalla legge, per la gestione associata di funzioni ben individuate e legate agli obiettivi della strategia aree interne. I Comuni che aderiscono all’Unione Val d’Himera settentrionale (Caltavuturo-Scillato-Sclafani) e i Comuni di Geraci Siculo e di Polizzi Generosa che hanno scelto di non aderire alla grande Unione delle Madonie, parteciperanno a pieno titolo alla strategia aree interne attraverso l’istituto della convenzione con l’Unione capofila.

“Nei territori – conclude Giannopolo – non c’è bisogno di moltiplicare le sedi delle decisioni ma di semplificarle e di avvicinarle al giudizio e al controllo dei cittadini.”

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