Sgominata associazione dedita allo spaccio di stupefacenti

I Carabinieri della Compagnia di Palermo San Lorenzo hanno eseguito 24 ordinanze di custodia cautelare, 19 in carcere e 5 ai domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei componenti di un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’attività ha fatto emergere come una regia comune guidasse l’operato dei singoli pusher regolati secondo una suddivisione in “turni”, con una prima fase che comprendeva la mattinata, una seconda che abbracciava l’intero pomeriggio e la sera, e l’ultima di notte fino alle ore 08:00 circa. Ad ogni cambio turno, veniva rilevato un metodico “passaggio di consegne” – con il conteggio e l’eventuale ripartizione delle dosi avanzate e del denaro ricavato – tra gli spacciatori uscenti e subentranti. Tutto era documentato in libri contabili tenuti da una donna. Tra le contromisure adottate c’erano le cd. vedette che verificavano, anche con l’utilizzo di un binocolo, la presenza di forze dell’ordine o di eventuali telecamere.

 

 

L’indagine, denominata “TESEO”, è stata avviata nel novembre 2015, quando i militari del Nucleo Operativo, sulla base di alcuni arresti effettuati in flagranza di reato, hanno dato il via alle attività tecniche. Le successive risultanze investigative hanno consentito di disarticolare l’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti, retta da un triumvirato composto da Antonino Mazza, Massimiliano Zarcone, e Salvatore Bonura, individuati quali “promotori” delle attività con funzioni direttive su diversi “pusher”, il cui operato è sempre stato supervisionato da altrettanti “fiduciari”, Salvatore Catanzaro e  Paolo Puleo. E’ la prima volta che all’interno dello Zen 2 viene contestato il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. 

 

Significativo, inoltre, è ciò che è accadeva quando i militari intervenivano nell’area, procedendo all’arresto di uno o più pusher ed al rinvenimento e sequestro delle dosi di droga astutamente occultate in più anfratti: i “capi” intervenivano sui luoghi, ispezionandoli ed impartendo direttive ai gregari, poiché i traffici dovevano proseguire, dimostrando particolare dimestichezza nel far fronte alle sopravvenute esigenze. Scendere in piazza, farsi vedere in mezzo ai padiglioni da tutti gli altri pusher ancora presenti e non arrestati dai Carabinieri, rassicurava la “piazza” e allo stesso tempo veicolava ai sodali un’immagine di potenza ed immunità nei confronti delle azioni dell’Arma dei Carabinieri. È stato accertato inoltre che, periodicamente, i pusher venivano approvvigionati da altri complici delle dosi di sostanze stupefacenti necessarie ad alimentare l’attività di spaccio e che la sostanza era immagazzinata in abitazioni prospicienti le strade dove lo spaccio era esercitato ovvero in qualcuno dei numerosi box realizzati – il più delle volte abusivamente – negli angusti spazi esistenti tra i padiglioni del quartiere.

L’organizzazione, inoltre, era caratterizzata dal vincolo derivante dal rapporto parentale, poiché ad essa partecipavano, a vario titolo, componenti della stessa famiglia. Le attività di riscontro effettuate nel corso dell’indagine, oltre alle 29 segnalazioni di assuntori di droga all’autorità amministrativa, hanno già consentito di arrestare in flagranza di reato 22 persone, responsabili di singoli episodi di spaccio e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

 

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