Patto per la Sicilia tra opportunità e false speranze

patto per la siciliaE’ stato firmato negli scorsi giorni il tanto atteso Patto per il sud, che al suo interno contiene l’accordo particolareggiato per la Sicilia, da molti annunciato come strumento essenziale per la ripartenza di un intera regione. Milioni di euro sono stati promessi alle amministrazioni, con alcuni casi che hanno destato stupore, come il conferimento di ben 15 milioni di euro al piccolo comune madonita di San Mauro Castelverde. Nel caso specifico, i fondi approvati sono stati stanziati per risolvere l’annoso problema del dissesto idrogeologico nella frazione di Borrello.

Oltre al comune di San Mauro, finanziamenti sono stati stanziati anche per il territorio comunale di Alimena, ma in misura molto minore e i fondi per la definitiva ristrutturazione del Cine teatro le fontanelle di Castelbuono e per l’impianto comunale di compostaggio,il progetto esecutivo dei lavori di completamento delle infrastrutture e di consolidamento a Madonnuzza e a Raffo e dell’adeguamento alla normativa ambientale della discarica di Cozzo Pennuti a Geraci Siculo. Finanziati anche una parte dei lavori per la messa in sicurezza delle zone franate della strada statale 120 dell’Etna e delle Madonie, assieme ad alcuni tratti della Palermo-Catania e della Palermo-Messina e di altri importanti assi viari della regione. Interventi di riqualificazione urbana di minore entità saranno poi effettuati nei Comuni madoniti di Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castellana Sicula, Cefalù, Cerda, Gangi, Geraci, Lascari, Petralia, Pollina e anche a Termini Imerese.
Significativi proprio gli interventi programmati a Termini Imerese, tra risanamento e realizzazione di nuove opere nella zona portuale, opere di urbanizzazione per quanto riguarda case poolari e alcuni quartieri in difficoltà, la realizzazione dei nuovi impianti del parco termale dell’Himera. Lo stanziamento complessivo nella ex città industriale della costa tirrenica supererà i 140 milioni di euro. Solo a Cefalù dovrebbero essere finalmente ultimate le opere di realizzazione della fognatura in contrada Pisciotto, il sistema fognario e depurativo a Torretonda, e l’adeguamento dell’impianto di depurazione in contrada S. Antonio, in cofinanziamento con l’ente comunale.
Dovrebbero infine trovare definitiva realizzazione gli interventi di somma urgenza per il ripristino della viabilità lungo la strada comunale della Ferla. Previsti anche alcuni interventi minori per la prevenzione del rischio idrogeologico sulla Rocca. Per quanto riguarda gli impianti sportivi, stanziamenti per il complesso sportivo di Giammoro a Gangi, per il completamento del campo di Geraci, dell’impianto di Lascari, e per la ristrutturazione del campo comunale di calcetto di Pollina.

Otre mille gli interventi previsti dal Piano sottoscritto ad Agrigento, nei settori del turismo, della cultura, delle infrastrutture e dello sviluppo economico e di ambiente e sicurezza, per la gran parte finanziati appunto dal Piano stesso attraverso fondi europei (la maggior parte dal Fondo sviluppo e coesione e un altra fetta consistente dai fondi 2014-2020). Le amministrazioni coinvolte hanno subito annunciato entusiasticamente il risultato ottenuto, sulla stessa lunghezza d’onda del premier Renzi e del governatore Crocetta, mentre alcuni sindaci hanno definito il Piano addirittura “una vera porcata”.

Molte speranze si affollano intorno a questi stanziamenti straordinari, in una terra che presenta ormai da tempo deficit strutturali e comunità a rischio dissesto. Ma in tutto ciò si corre il rischio reale di trovarsi di fronte a una bolla di sapone alimentata dal populismo: il sospetto è, infatti, che ci troviamo davanti a un elenco di progetti già approvati, con i capitoli di spesa già stanziati da tempo, non certo frutto di questo patto per la Sicilia. In poche parole, un piano vecchio spacciato per nuovo, con risorse già assegnate da tempo ai territori che passano come nuovi stanziamenti, come ha sostenuto anche Gaetano Armao. L’unico vero passo in avanti si trova nella istituzionalizzazione dei progetti e degli interventi che hanno ora una tabella di marcia. Altro punto negativo, la mancanza di un piano di sviluppo d’insieme, con le risorse suddivise in una marea di piccoli o micro interventi che rischiano di non portare ad un reale miglioramento. Un piano da quasi 6 miliardi di euro, quasi tutti tra l altro di provenienza europea, che la Sicilia si è dimostrata più di una volta non in grado di spendere, di cui si rischia quindi di vederne ben pochi.
Arianna Paruscio
POTREBBE INTERESSARTI