Dietro i roghi dolosi la mano della mafia

roghi dolosi
Foto di Claudio Pizzillo

Sono di origine dolosa i roghi che ieri hanno devastato gran parte delle Madonie e del territorio di Cefalù, lasciando dietro di sè solo la cenere. Che non fosse solo colpa del caldo, dello scirocco e della poca prevenzione antincendio si era capito da subito: troppi i roghi esplosi in contemporanea in gran parte della provincia, i primi nella notte tra mercoledì e giovedì, quando ancora il caldo e il vento erano nella media. Un giorno di scirocco capitato a fagiolo, appena il giorno successivo all’assunzione stagionale dei forestali che ancora non erano stati attrezzati, e con i piani antincendio non ancora partiti.

Le forze dell’ordine hanno da subito cominciato a seguire la pista dolosa. Anche il governatore Crocetta ha affermato di “Non credere alla casualità” per gli incendi che hanno investito tutta l’isola e bruciato la provincia di Palermo, da Cefalù a Monreale, da Lascari a Monte Pellegrino. Ma non solo: la pista privilegiata è quella del vero e proprio piano criminale, pensato per mettere un’intera regione in ginocchio. Per questo, anche su richiesta del commissario Manfredi Borsellino, a Cefalù sono intervenuti gli uomini della scientifica.

E mentre si attendono gli esiti delle indagini, monta la polemica sul coordinamento dei soccorsi, incapaci di gestire un’emergenza così vasta e così tanti focolai d’incendio – tanto che in diverse contrade i residenti sono stati lasciati da soli a combattere contro il fronte del fuoco per difendere le proprie case – poco attrezzati e senza un piano d’intervento.

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