“Siate Misericordiosi come il Padre” è l’invito che riecheggia nelle chiese di tutto il mondo nell’anno del giubileo indetto da Papa Francesco lo scorso novembre. E il popolo risponde: l’anno è diventato evento, manifesto, occasione in più da offrire e da cogliere per ottemperare un dovere cristiano. Nel cammino di preparazione alla Pasqua che presto sarà celebrata, si intensifica il desiderio di riconciliazione e di rinascita.
Se il peccato allontana da Dio e avvicina al pensiero della morte, all’ansia che tutto abbia una fine, la certezza di essere accolti dall’abbraccio benedicente del Padre Misericordioso è il grande impulso che deve spingere ogni credente alla conversione. Nell’ampia scena delle tradizioni religiose del territorio madonita tale riflessione vedrà il suo culmine nel Venerdì Santo: le pie processioni popolari sono il simbolo di un cammino che tutta la Chiesa intende compiere. Il tentativo di imitazione del Padre però necessita di essere tradotto in atti concreti di misericordia verso il prossimo, come testimoniano le volontarie UNITALSI impegnate nei giorni scorsi nell’esperienza itinerante a fianco del simulacro della Madonna di Fatima, che ha fatto tappa anche a Cefalù.
Un segno di grazia e benevolenza nei giorni che precedono la Pasqua comunica ancora un incoraggiamento alla preghiera e alla penitenza; ma ci rimanda soprattutto a quelle realtà di sofferenza e dolore di innumerevoli uomini che ogni anno raggiungono luoghi di culto benedetti come Fatima in cerca di sollievo e speranza per gli annerimenti dell’anima più che per il sollievo dai tormenti del corpo. E allora se il nome di Dio è misericordia e il Santo Padre ha voluto dare proprio questo tema al tempo di favore che la Chiesa sta vivendo, nessun indugio può essere tollerato: o entrare o restare fuori. Lì, oltre la soglia decorata di slogan e di simbolismi, si trova il dolore vero di fronte al quale nessuno può restare indifferente.
Sofia D’Arrigo