Cefalù, Unioni civili e Ius Soli: la risposta del Presidente del Consiglio

Riceviamo e pubblichiamo la replica del Presidente del Consiglio, Prof. Antonio Franco, all’articolo “A Cefalù un Pd Antonio Francocittadino dalle idee confuse: difende i diritti civili ma strizza l’occhio a Putin” (http://cefaluweb.com/2014/03/09/cefalu-un-pd-cittadino-dalle-idee-confuse-difende-diritti-civili-ma-strizza-locchio-putin/#sthash.FpfC9cTg.dpuf) nel quale si denunciava la mancanza di coerenza dei principali esponenti del Partito democratico cittadino.
Precisiamo che il diritto di replica non dovrebbe scadere nelle offese personali spesso mal celato.

Nel ringraziare per aver definito “interessante” la mia eventuale opinione sulle riflessioni (anonime) da voi pubblicate come Redazione, mi permetto – essendo il Presidente del Consiglio Comunale – di “consigliare” ai materiali estensori dell’articolo di documentarsi in modo più preciso e di pensare con maggiore ponderazione prima di esprimersi su tematiche particolarmente delicate e complesse.

Dispiace, infatti, che le questioni sollevate siano state usate per conclusioni pretestuose, superficiali e strumentali ad una denigrazione del PD locale, cioè l’unico partito che a Cefalù esiste, discute al suo interno e si esprime con attività o proposte su varie problematiche della Città.

Ho colto, inoltre, una serie di riferimenti polemici verso di me e la mia storia personale, ai quali non mi sottraggo di rispondere, mi auguro, per fare chiarezza e dare un contributo costruttivo.

Partendo dalla fine, mi sorprendo non poco ad apprendere di una spaccatura interna al PD di Cefalù fra una parte progressista, che sarebbe composta dai tre giovani Consiglieri, e una fantomatica area “Teodem”, che io rappresenterei e che ne costituirebbe un grumo illiberale, reazionario e bigotto. Mi spiace, comprendo la difficoltà di districarsi nell’attuale situazione interna del PD nazionale, fra correnti di maggioranza e minoranza o ora di minoranza ora di maggioranza, ma siete molto lontani dal vero: pur avendo il piacere di conoscere e stimare il leader nazionale dei Teodem del PD, l’on. Luigi Bobba, oggi sottosegretario al Lavoro, non appartengo a tale corrente né a nessun’altra del PD perché i miei punti di riferimento nell’impegno politico sono (con tutti i limiti della mia condizione umana) il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa, oggi più che mai rilanciata da Papa Francesco, dopo lunghi anni di timidezza, durante la grave malattia di Giovanni Paolo II e il breve pontificato di Benedetto XVI: proprio perché, com’è stato da voi ricordato, sono stato Presidente Diocesano (e non solo a Cefalù) di Azione Cattolica, il quadro di riferimento non può essere una mera corrente di un partito, ma chiunque si riconosca nel cattolicesimo democratico o sia disponibile a condividerne e sostenerne i valori, i progetti, gli obiettivi. Il PD e i suoi alleati di Centro-Sinistra costituiscono la casa naturale – a mio parere – dei cristiani impegnati in politica con l’intento di far crescere questa società a partire dai più bisognosi, ridistribuendo in modo equilibrato la ricchezza, le opportunità, lo stesso accesso ai servizi essenziali, alla cultura, all’ambiente. Sul casinò ho espresso chiaramente la mia posizione, in applicazione a quanto mi detta la mia coscienza e in linea con quel che esprimono le grandi agenzie etiche di ogni impostazione: qui voglio solo ribadire che, secondo me, si è trattato di una bolla di sapone fortemente gonfiata dal solito cortile mediatico locale, perché mai, per quel che so, c’è stata la concreta possibilità di un casinò a Cefalù. Detto questo, si capisce che non può esserci alcuna spaccatura fra me e i colleghi consiglieri sui diritti civili da garantire in questa Città: le unioni civili, che solo qualche ignorante può restringere ai gay mentre riguardano tanti casi su cui anche i Comuni hanno il dovere di essere reattivi, sono viste con favore da tantissimi cattolici fra i quali, piccolo piccolo, sono pure io, e in questi giorni Papa Francesco ha espresso grandi aperture in tal senso; sulla cittadinanza agli immigrati e, in particolare, ai loro figli nati in Italia, i cattolici sono in prima fila, soprattutto la Caritas, l’Azione Cattolica e vari movimenti, lottando contro l’ottusità di quanti non credono nella ricchezza di una società multiculturale. L’assenza della mia firma sulle due proposte nasce dal ruolo del Presidente del Consiglio di vagliare gli atti dei Consiglieri senza sue paternità sugli stessi. Quindi, piena sintonia coi colleghi Consiglieri, che non hanno “dato segni di vita” dopo “due mesi di fermo del Consiglio Comunale” perché l’attività consiliare si svolge con il lavoro anche delle Commissioni: prima sul mio tavolo avevo solo tre prese d’atto di Debiti fuori bilancio e un emendamento al Regolamento cimiteriale, oltre a due/tre interrogazioni, cioè mezz’ora circa di lavoro consiliare; penso un po’ poco per giustificare i gettoni di presenza! Ora si stanno esitando altri Debiti fuori bilancio e l’importante Regolamento delle sponsorizzazioni, quindi ci sarà il Consiglio, mentre presto altri atti normativi di rilievo, l’uno per regolamentare il commercio a posto fisso e l’altro il funzionamento stesso del Consiglio, andranno al vaglio delle Commissioni.

Infine andiamo all’inizio del vostro articolo redazionale: l’aver presentato due proposte che davvero sono per Cefalù due passi avanti nella convivenza civile, “di emancipazione culturale, di garanzia e tutela dei diritti della persona”, non è affatto in contraddizione con il mantenimento degli impegni nelle relazioni culturali e turistiche con i partner russi e certo è di grande valore quanto dice il Prof. Tumminello, Segretario cittadino del PD, sul fatto che scambi culturali e commerciali hanno sempre facilitato il dialogo fra i popoli e il superamento dei contrasti. Non sono convinto però che da una città internazionale come Cefalù, pur piccola e remota rispetto agli eventi in questione, non possano venire segnali significativi di dissenso per una così eclatante violazione da parte della Russia delle più elementari regole del rispetto fra le nazioni. Ancora lungo è, infatti, il cammino che la politica russa deve compiere verso la democrazia, sia per le ben note problematiche interne sia per l’attuale ingerenza in Ucraina: se i Russi pensano che una questione si risolve di fatto occupando una regione come la Crimea, anche se (in parte) russofona, allora vuol dire che c’è bisogno di segnali educativi forti per politici che devono ancora imparare cosa sono la democrazia e le regole internazionali. In questo anche Cefalù può fare la sua parte, ma non per l’influenza di quei politologi della domenica che, se stupidi non sono, di fatto accattonano qualche argomento per speculazioni da politicanti: quest’Amministrazione, almeno, ha tali scelte anche complesse da fare, su cui è possibile discutere; vorrei vedere cosa farebbe qualcuno di essi che era amministratore locale e che allora aveva solo il dilemma tra un raduno di Porsche e una selezione delle veline! La parte – dicevo – che Cefalù può avere è legata alla consapevolezza che i nostri partner russi vanno trattati con il massimo rispetto per ogni valore che essi esprimono, ma senz’alcuna sudditanza e pure con la fermezza di chi – come ogni comunità cittadina d’Italia – è luogo ideale di democrazia e pacifica convivenza, quindi, uso parole non mie, “deve sentire sul suo volto lo schiaffo dato ad un altro volto” attuando, ad esempio, iniziative pure simboliche ma che provochino e facciano riflettere gli interlocutori. Ho manifestato tali miei pensieri al Sindaco e sono certo che troverà il modo di far sintesi tra la sua comprensibile scelta di mantenere gli impegni e il dovere morale di quanti abbiamo pubbliche responsabilità civili di essere sensibili agli ideali di pace fra i popoli e solidali contro ogni gesto di sopraffazione. Mi scuso per aver articolato in maniera estesa la mia riflessione, ma spero di aver contribuito a far comprendere meglio argomenti e questioni, su cui – parafrasando un assiduo opinionista – fare informazione in modo preciso e completo significa non solo avere “capacità e competenze” ma anche dimostrare di non dover “eseguire gli ordini” di qualcuno.

 

Prof. Antonio Franco

Presidente del Consiglio Comunale di Cefalù

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