Profonda crisi per l’area industriale di Termini Imerese

A venti mesi dalla chiusura dello stabilimento Fiat, sconfortanti i dati economici per l’intera regione. Il Sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, ha infatti reso noto come la chiusura dello stabilimento fiatabbia avuto un impatto negativo sul Pil della Sicilia dello 0,46%, corrispondenti ad una perdita 825 milioni di euro. A Termini Imerese i maggiori disastri economici: oltre 3.500 posti di lavoro persi, 54 attività imprenditoriali chiuse ed il 6,5% in meno di residenti. Tutto ciò è accaduto nel solo 2012.

La vicenda di Termini Imerese è solo la punta dell’iceberg di una grave situazione occupazionale che contribuisce a fare della Sicilia una regione con una percentuale di disoccupati del 21,6% (ben 2,2% rispetto al trimestre dell’anno scorso).

Una fabbrica, quella della Fiat di Termini, che, iniziando nel 1970 con ben 1.500 lavoratori, aveva raggiunto ben 3.200 addetti negli anno ottanta. Prima della chiusura gli operai Fiat erano circa 1.900. Di questi, 640 sono gli esodati mentre 1.200 quelli in cassa integrazione, che scade a dicembre.

Diverse le aziende che hanno manifestato interesse nel voler investire sulla zona industriale di Termini, ma ancora non vi è nulla di definitivo. Ultimamente anche il presidente Crocetta ha evidenziato l’interesse da parte di alcune aziende, fra le quali la svizzera Radiomarelli. Delle oltre quaranta imprese che lavoravano nella zona, ne sono rimaste solo una dozzina. Senza un concreto rilancio dell’area, con il passare dei mesi peggiorerà drasticamente la situazione delle imprese e dei lavoratori, comportando perdite economiche e disagi sociali.

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