“Mediterraneo”, un ristorante siciliano in Palestina

La cucina italiana, da sempre apprezzata in tutto il mondo, continua a diffondersi avvertendo la necessità di portare i propri sapori e le proprie tradizioni anche in territori complessi e difficili. E’ questa la sfida del ristorante “Mediterraneo”, che domani 19 giugno aprirà nei territori occupati palestinesi. Un ristorante siciliano allestito all’interno del cortile della parrocchia della Santa Famiglia di Ramallah, che nasce con l’obiettivo di far conoscere la millenaria tradizione culinaria siciliana ai palestinesi.

Ricca di piatti di origine araba, basti pensare al cous-cous o alla pasta con le sarde o ancora alla deliziosa cassata, la cucina siciliana è strettamente connessa alla vicende storiche, culturali e religiose dell’isola, rendendo manifeste le tracce di tutte quelle culture che l’hanno attraversata.

Il primo ristorante “tutto italiano”, oltre ad essere finanziato dalle istituzioni religiose, deve la sua creazione alla Confartigianato che metterà inoltre a disposizione dei giovani palestinesi corsi di formazione professionale condotti da operatori del settore turistico, alberghiero e della ristorazione italiana.

Lo chef del ristorante Angelo Bruno, originario di Mazara del Vallo, si è posto la missione di far assaporare la cucina siciliana in Cisgiordania e di insegnare ai giovani palestinesi, appassionati di cucina, la nostra tradizione. L’unica difficoltà sembra essere la difficile reperibilità delle materie prime. “Purtroppo” — ha spiegato lo chef — “è difficile trovare gli ingredienti necessari alla nostra cucina qui a Ramallah. E anche in Israele si fatica a recuperare i prodotti che ci servono e ciò che si trova ha prezzi proibitivi». Per superare il problema, i gestori hanno intenzione, con l’aiuto del patriarcato, di chiedere ai pellegrini che si recano in Terra Santa di portare prodotti tipici italiani in modo da “creare una catena umana immaginaria tra l’Italia e la Palestina”.

Il nome del ristorante “Mediterraneo” prende ispirazione dall’omonimo film di Gabriele Salvatores, vincitore del premio Oscar nel 1991. Un modo per ricordare un’altra grande eccellenza del nostro Paese, nonché la comune appartenenza a quel mare che ci unisce e ci lega indissolubilmente.

 

Valentina Nicastro

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