Cosimo Cristina il giornalista che sfidò la mafia

In occasione dell’anniversario dell’uccisione del giornalista termitano Cosimo Cristina(5 maggio 1960), su iniziativa dell’Istituto Superiore “Stenio”, della Rivista Espero e del Forum

Cosimo Cristina
Cosimo Cristina

delle Associazioni, oggi 6 maggio è stata organizzata una mattinata “per far memoria” sul giovane giornalista  “suicidato” da Cosa Nostra. Dalle ore 11,30 presso l’IISS Stenio, la mostra di alcune pagine della Rivista “Prospettive Siciliane”, il giornale fondato e diretto da Cosimo Cristina, e i lavori degli studenti dell’IISS “Stenio”. È previsto un dibattito a cui prenderanno parte Angela Marramaldo, dirigente scolastico dello stesso istituto, Luciano Mirone, giornalista e autore del libro Gli insabbiati, storia degli otto giornalsiti uccisi in Sicilia, Alfonso Lo Cascio, Direttore della rivista Espero, Agostino Moscato, presidente del Forum delle Associazioni, Paola Balsamo e Giusy Conti, insegnanti dell’Istituto, le quali hanno curato progetti sulla figura di Cosimo Cristina.

Il 5 maggio del 1960, veniva ritrovato, in contrada Fossola, nel tunnel ferroviario, tra Termini Imerese e Trabia, in provincia di Palermo, il corpo senza vita di Cosimo Cristina, giovane giornalista, di circa venticinque anni. Subito si parlò di suicidio, quasi nessuno accorse a rendergli omaggio e molti esultarono alla scomparsa del cosiddetto D’Artagnan di Termini Imerese. Furono ritrovati due biglietti nelle sue tasche indirizzati all’amico Cappuzzo e alla fidanzata Enza. Non venne mai fatta alcuna perizia calligrafica, ma subito si volle seppellire il cronista come suicida. Dopo sei anni si riaprì il processo che si richiuse con l’ipotesi poco credibile del suicidio. Fu così che si coniò il termine di “suicidato dalla mafia”. Diciotto anni dopo toccò anche al giovane Peppino Impastato essere suicidato dalla mafia! Cristina, nato l’11 agosto del 1935,  dal 1955 al 1959 collabora con L’ora, il Giorno, l’Agenzia Ansa, il Corriere della Sera, Il Messaggero e il Gazzettino. Nel 1959 fonda, con Giovanni Cappuzzo, critico letterario e suo grande amico,  Prospettive Siciliane, dalle cui colonne potrà dire tutto quello che negli altri giornali non gli veniva concesso. Racconta la mafia di Termini e delle Madonie di quegli anni, si occupa dell’omicidio del sindacalista di Sciara Salvatore Carnevale, del sacerdote di Cefalù, Pasquale Culotta, di Agostino Tripi e del processo  per l’omicidio Giallombardo. Giovanni Cappuzzo, scomparso qualche anno fa, dirà di Cristina che si era fatto da sé e aveva avuto il coraggio di raccontare fatti della sua terra, considerati per quell’epoca ancora tabù.  La sua attività di cronista era scomoda per la società siciliana che all’epoca non osava parlare di mafia.

Il motto di Cristina era di fare un giornalismo senza peli sulla lingua. Il suo scrivere gli procura minacce e querele, ma Cosimo non molla e continua a fare il suo mestiere. Già le parole del suo primo editoriale su Prospettive Siciliane segnano la sua condanna a morte, ovvero la dichiarazione di volere raccontare un’altra Sicilia che non fosse quella di Don Calò Vizzini e di Giuliano, ma la Sicilia che faticosamente si fa strada come pulsante cantiere di lavoro e di rinnovamento industriale.

Per circa quarant’anni, nessuno si è ricordato del sacrificio di Cosimo Cristina. Solo negli ultimi dieci anni si è cominciato un percorso di recupero della memoria attraverso il lavoro degli insegnanti in favore dell’educazione alla legalità all’interno delle scuole e sollecitando sia le istituzioni locali, sia l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Nel 1999, la pubblicazione del libro del giornalista Luciano Mirone, Gli insabbiati, da un grande contributo al recupero della memoria della figura e dell’attività, se pur breve, del giornalista termitano, ricostruendone la storia. Il Presidente dell’Ordine Franco Nicastro, su invito della Professoressa Conti ha curato egli stesso un pannello per Cristina all’interno di una mostra, dedicata ai giornalisti uccisi dalla mafia, fatta in collaborazione con la Fondazione Ilaria Alpi, giornalista uccisa a Mogadiscio, nel 1994 per avere esercitato fino in fondo il suo dovere di ricerca della verità. Nel 2004 è stata intitolata una strada al giornalista ucciso e il 5 maggio del 2010 la città di Termini Imerese, su iniziativa della rivista Espero del territorio Termini Imerese-Cefalù-Madonie, alla presenza del Direttore Alfonso Lo Cascio, del Sindaco Salvatore Burrafato, del  Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, dell’epoca, Franco Nicastro, delle scolaresche della cittadina, delle Associazioni, ha scoperto  una targa in memoria di Cosimo Cristina, deponendo vari  mazzi di fiori e accompagnando con il silenzio della tromba la commemorazione, avvenuta solo dopo mezzo secolo.

Mirella Mascellino

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