La Torre del Marchese diventa sogno nell’arte di Rocco Paci

Rocco Paci Tavolozze, colori, pennelli  e tele su tre piedi. Così l’artista Rocco Paci ama trascorrere le sue giornate spostandosi da uno scenario a un altro, purchè abbia dinanzi castelli. Intento a meravigliarsi per meravigliare, ha posto il suo sgabello di fronte alla Torre del Marchese di Finale, rendendola arte. I numeri e le qualità del siciliano Paci parlano chiaro: 500 quadri, di cui il 90% ad olio e il 10 % acrilico; lavora su vetro, legno, pietra e ceramica. I primi quadri erano in stile naïf, dettagliati, piatti e con prevalenza di azzurro e verde. Nel 1992 uno stravolgimento: come Saulo sulla via di Damasco, rimane sconvolto trovandosi in campagna sotto il sole cocente di luglio e iniziando  a vedere solo giallo intorno a sé; da quel momento tutti i suoi dipinti sono ricchi di colori accesi. La prima mostra risale al 1994, in totale sono 300 mostre Collettive, ma quelle più importanti sono le 70 mostre personali.

Chi è Rocco Paci? Come è diventato artista?

Ho cominciato a dipingere che ero un bambino, mia madre mi dice sempre che quando mi dava da man
giare qualcosa anziché mangiarla ci giocavo facendo dei disegni sul piatto, ad esempio intagliavo il formaggio per fare dei piccoli castelli, con la salsa e il coltello invece facevo dei disegni. Avevo circa 6 anni, a scuola ero introverso e non partecipavo ai concorsi nonostante i professori mi implorassero, piuttosto facevo disegni ai miei compagni di scuola che poi partecipavano ai concorsi e vincevano sempre premi. Disegnavo e dipingevo con colori ad acquarello e tempera. Nel 1985-86 ho fatto il mio primo quadro 40×30 ad Olio, da quel momento non ho più lasciato i colori ad olio ed acrilici.

Vedendoti all’opera,  mi hai vagamente ricordato Van Gogh. Ti ispiri al suo stile o non ci ho preso per niente?

Molti come te dicono che mi ispiro a Van Gogh o altri Impressionisti dell’epoca, saranno magari i colori forti o le forme ma io comunque non mi ci vedo. Quello è un periodo passato, penso invece che adesso io e altri come me apparteniamo ad una specie di Espressionismo moderno, dove si dipinge al momento ciò che si vede e si toglie ciò che non piace, ad esempio dipingendo la vostra Torre ho tolto la scala perché non mi piace. Ti dico ciò che penso quando dipingo: dipingo tutto quello che mi piace, non mi interessa minimamente che i miei quadri piacciano ad altri e quindi stravolgo i colori come preferisco, stravolgo anche le forme a volte perché così sento di fare e stranamente i miei quadri piacciono a tanti, ma io non mi curo di questo. Mi ritengo libero nelle mie espressTorreioni e dipingo i miei sogni.

Come sei arrivato a Finale? Hai scelto la nostra Torre del Marchese, cosa ti ha colpito del posto che hai scoperto?

Viaggio spesso e sono innamorato di tutti i paesini delle Madonie, dei Nebrodi e  dei Peloritani, compreso Finale di Pollina e ancor di più Pollina. Sono molto attratto dai castelli, da piccolo per un po’ ho vissuto accanto al Castello di Mazzarino, da sempre mi sono interessato ai castelli, li ho studiati, li ho fotografati, li ho dipinti; ecco come sono arrivato alla vostra magnifica Torre.

Paci ha esposto soprattutto in Sicilia ma anche in Italia e all’estero. Ha ricevuto un importante riconoscimento a New York nel 1998. E’ laureato in Scienze Geologiche ma impiega il suo tempo maggiormente nella pittura. Rocco è un autodidatta e non ha frequentato nessuna Accademia o Scuola D’Arte. Mentre la maggior parte di noi ha sognato almeno una volta di vivere in un castello, Paci fa vivere i castelli.

 

Sofia D’Arrigo

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