La storia dell’architettura in Sicilia di Enrico Calandra all’Accademia di Belle Arti di Palermo

Locandina CalandraGiovedì 10 marzo 2016, alle ore 17, l’Accademia di Belle Arti di Palermo (via Papireto 20) presenta la Breve storia dell’architettura in Sicilia di Enrico Calandra, edita dalle Edizioni di Storia e Studi Sociali. Relatori: il direttore dell’Accademia Mario Zito, Carlo Ruta, direttore di Edizioni di Storia, Toni Romanelli, direttore della biblioteca e docente dell’Accademia, Maia Rosa Mancuso, docente dell’Accademia e prefatrice del libro, Cesare Ajroldi, docente di Composizione architettonica all’Università di Palermo.

La Breve storia dell’architettura in Sicilia di Enrico Calandra, data alle stampe per la prima volta nel 1938 e ripubblicata adesso dalla casa editrice siciliana con la prefazione di Maia Rosa Mancuso, adotta un taglio critico e investigativo particolare, che tende a far luce sulle zone d’ombra, i territori di confine, cioè su linguaggi specifici che si nutrono del rapporto tra le culture endogene con quelle esogene, reinterpretate e rimodellate queste ultime nella prospettiva di nuove sintesi.

È una storia in cui l’architettura non è solo un repertorio di orientamenti e di stili, ma materia viva di un progresso materiale, funzionale e creativo, che connota l’evolversi civile di un paese. L’elemento che congiunge tutti i tasselli di questa storia è perciò l’eclettismo, come risorsa creativa che non nega ma condivide e assimila il diverso, il passato e il distante, portando i processi ideativi e costruttivi a sintesi aggiornate, rivitalizzate, segnate da forti originalità.

L’indagine di Calandra, resa in una forma volutamente sintetica, si presenta difficile. Nulla viene lasciato al caso e tutto rivendica una spiegazione. L’esito è, sul piano metodologico, quello di un percorso storiografico paradigmatico, che, come spiega l’autrice della prefazione, se da un lato pone le basi per gli studi di settore successivi, dall’altro finisce con il ridefinire i confini stessi della didattica della storia dell’architettura. Per tutto questo, la Breve storia esercita ancora oggi tutto il suo fascino, che Gaia Rosa Mancuso così riassume: «Si tratta di un’opera in divenire, aperta, che spinge a cercare ulteriormente e sollecita, quando non suggerisce esplicitamente, nuovi percorsi da esplorare. L’eredità di Calandra, di studioso e docente, può essere riassunta in questa costante tensione alla ricerca, condotta con rigore filologico e profonda intelligenza critica, oltre che nella generosa, non comune, capacità di condivisione.»

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