Diario di una drag-queen

pescatore di asterischi“Diario di una drag-queen”  (tratto da una storia vera)

Ogni mattina quando mi sveglio sono consapevole del fatto che dovrò nascondermi al mondo, sono conscia del fatto che dovrò celare la mia voglia di vivere, la mia luce nascosta.

Indecisa se fregarmene di quegli sguardi di sdegno e disprezzo, oppure continuare con questa vita vissuta a metà, vita vissuta dopo la mezzanotte, quando la luce del sole lascia il posto a quella dei riflettori, quando la vita recitata sopra un palco é paradossalmente piú sincera e reale di quella vissuta tra la gente.

Ed é quando mi sveglio la mattina con ancora i residui del mascára, l’ultimo momento nel quale io rivedo me stessa per ciò che sono davvero nel profondo, prima di ricominciare a fare i conti con un corpo che non mi appartiene in una società che non mi accetta.

Ci sono giorni nei quali penso a coloro che mi hanno dato la vita per poi rinnegarlo, nei quali penso ai pochi dei quali mi fidavo che mi hanno abbandonata per la vergogna di avere per amica una come me.

Ci sono pomeriggi dove resto rannicchiata sul divano in lacrime nella mia vestaglia in seta rosa guardando la mia parrucca di scena pettinata e riposta con cura sopra al busto in soggiorno.

Ci sono pomeriggi nei quali penso che di certo questo senso di inadeguatezza, questa angoscia, questo non sentirmi me stessa, questo malessere continuo di certo non li ho voluti né cercati.

Quando mi sveglio la mattina vorrei poter dire a tutti quale sia la mia vera essenza, vorrei svelare al mondo che in questo corpo muscoloso e fiero si nasconde un’animo sensibile di donna ma mi viene impossibile, perché questa vita é crudele, non conosce pietà.

Ci sono sere nelle quali scendo dal palco dopo essermi esibita, sere nelle quali tutti mi acclamano e applaudono ma l’unica cosa alla quale riesco a pensare é che, ancora una volta, le mani che vorrei distinguere scrosciare, gli sguardi che vorrei incrociare, le voci che dovrebbero sostenermi non sono tra il pubblico.

Io non lo lascio certo intendere, perché quelle come me non possono mostrare un immagine triste, tra reggiseni imbottiti, vestiti di paiette in scenette di musica che parodizzano canzoni della “Carrá” e di “Zero”.

A noi non è concesso il lusso della libertà di espressione, condannate e giudicate da un perbenismo che ci punta contro il dito salvo poi tradire mogli, mariti, fidanzati e fidanzate con sconosciuti conosciuti in qualche squallido Night, perbenismo che predica il valore della famiglia, famiglia che poi viene sotterrata con badilate di ipocrisia in cambio di un triste rapporto occasionale di pochi minuti sul sedile posteriore di un’auto accanto al seggiolone di un bimbo piccolo.

Allora adesso ditemi, chi fa più schifo!?

Io che ho la sola colpa di essere una donna nel corpo di un’uomo, o queste “persone” di bell’aspetto che profumano di sani princípi fuori ma che dentro puzzano di carne marcia quanto la loro anima sporca?

Chi dovrebbe vergognarsi!?

Io che evito gli sguardi, o quelli che guardandoti negli occhi ti baciano dicendoti “Ti amo” mentre pensano alle persone che si sono portate nel letto la sera prima?

Chi dovrebbe tacere!?

Io che recito un copione su un palco per poter sopravvivere o coloro che lo recitano per poter continuare a farlo, per poter procrastinare il loro comportamento vile?

Chi dovrebbe sentirsi sporco!?

Io che non mi vergogno di ciò che sono, o chi arriva a dipingere realtà inesistenti, calunniando gli altri pur di salvaguardare un’effimera immagine di bellezza e purezza creatasi a suon di balle e belle parole facendo poi le peggiori nefandezze alle spalle di chi crede in loro?

-“Ah, comunque scusatemi, mi presento,
Io sono Lina Vasé,
e sono una Drag-queen”-

Daniel Bertuolo

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