Pescatore di asterischi: “Le mani”

pescatoreLE MANI

A volte apro le mani, come per pregare, e le osservo.
Nelle loro pieghe, nelle loro piaghe, nelle loro ferite.

Mani sporche di lavoro pesante e portato avanti ogni giorno, da sempre, con onestá passione e dedizione.

Da ogni cicatrice estrapolo un ricordo, momenti caratterizzati dal dolore delle ferite alleviato poi dall’amore di chi le ha curate.

Dalle mie mani vengono proiettati i volti e i capelli delle persone che ho carezzato, di lacrime dolcemente asciugate, di anime che vi ho gelosamente custodito, di dita che hanno incrociato e stretto le mie.

Sento pulsare il cuore delle persone che sono diventate un cuore solo assieme al mio, ne sento il calore, e sento il gelo lasciato quando questi ultimi hanno smesso di battere all’unisono con il mio allontanandosi per sempre.

Guardando queste forti, fiere, stanche mani posso ripercorrere tutta la mia vita e la vita di chi ha condiviso una parte del proprio cammino con me prima di scegliere altre strade.

Ora le mie mani sono sporche di lavoro, della terra dovuta a pugni tirati tra lacrime di disperazione nel freddo terreno di un’inverno che incombe fuori e dentro di me, sporche di sangue, dato da ferite sulle nocche che hanno picchiato il suolo gelido e duro, nella mera convinzione che, rompendo quel ghiaccio, qualcosa si sarebbe mosso anche nel ghiaggio stratificato nell’anima.

Mani che non mi resta che curare, per l’ennesima volta, aspettando che ferite e dolore passino, prima di poter accarezzare ancora con amore un nuovo cuore

Prima di poterle ancora aprire per potermi, e poter dire loro di nuovo :”grazie per tutto ció che fate”.

 

Daniel Bertuolo

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