Emergenza idrica: il teorema Lapunzina fa acqua da tutte le parti

Nuova, ennesima, crisi idrica per il comune normanno. A darne annuncio, come di consueto, è il primo cittadino Rosario Lapunzina. “In queste ore, il Comune di Cefalù sta vivendo una particolare crisi idrica, dopo che una frana, nei giorni scorsi, ha messo fuori uso la conduttura dell’acqua proveniente dalla sorgente Favara”. Questo l’incipit della missiva   inviata dal sindaco nella giornata di ieri all’ATO1, al Prefetto e a Sorgenti Presidiana.
Il problema è, fondamentalmente, sempre lo stesso. A cambiare, ma neanche troppo, le motivazioni addotte.  Difatti quest’ultima – la frana occorsa lo scorso 23 aprile nel territorio di Lascari,  che però ha palesato le sue conseguenze nefaste una settimana dopo – avrebbe con tutte le precedenti una caratteristica in comune: a detta di chi ci amministra il Municipio, anche questa volta, non ha alcuna responsabilità.

Torna, nonostante quanto sia stato detto e scritto, a risultare non bastevole il quantitativo d’acqua erogato giornalmente da Sorgenti Presidiana seppur corrispondente al massimo contrattuale “giacché il quantitativo giornalmente prodotto – si legge nella nota di Lapunzina –  sebbene pari al massimo contrattuale di 8.500 mc, non è bastevole, a causa delle cospicue perdite della rete, e all’abbassamento del livello nelle cisterne consegue l’introduzione di aria nelle tubature, generandosi il pressoché generale blocco della rete”. Inspiegabile risulta agli occhi dei cittadini la mancanza di gestione della risorsa idrica, che seppur poca stando a quanto riportato dal sindaco, potrebbe essere turnata e quindi distribuita in fasce orarie a tutta la città.  Sempre più drastiche invece le soluzioni prese in considerazione.  Infatti, a   distanza di un paio di mesi,  è tornata a farsi avanti l’idea di “bypassare”  il potabilizzatore.  “Ciò detto, si intima a codesto ATO 1 – continua la nota del sindaco –  nella qualità di gestore del S.I.I., di assumere, nell’immediato, ogni iniziativa idonea a scongiurare disagi e danni alla Collettività cefaludese, richiedendo, ove del caso, alla Società che gestisce l’impianto di potabilizzazione, la produzione di un maggiore quantitativo di risorsa idrica, o valutando, qualora ciò fosse ritenuto non percorribile, l’adozione di eventuali soluzioni che, bypassando l’impianto, evitino alla Città di rimanere “assetata”.

Un’alternativa, quest’ultima, che definire poco ortodossa è assai riduttivo. Il periodo di transizione che si sta Acque potabiliattraversando, con l’ATO idrico in liquidazione e l’APS già fallita, seppur gravoso per la collettività cefaludese, si è dimostrato essere un utile banco di prova per  valutare il paventato ritorno alla gestione in house del comparto idrico, denunciandone tutti i limiti e le lacune. Da ciò  emerge sempre più che la scelta di riappropriarsi del servizio idrico, intrapresa dall’amministrazione, si dimostrerebbe assai peregrina.

Nella filippica di Lapunzina infatti il teorema  è sempre stato il seguente: il comune paga per la potabilizzazione (a Sorgenti Presidiana ) ma non incassa le fatture che vanno al gestore delle reti. Lo stato di cose, secondo il primo cittadino, getterebbe l’ente in una situazione di “eccessiva onerosità sopravvenuta”.

In questi giorni anche i limiti di questa tesi stanno pian piano emergendo. Infatti il servizio che il primo eroga (Sorgenti Presidiana) – in forza a un contratto di project financing che, volenti o nolenti, ha evitato al comune l’esborso di diversi milioni di euro per realizzare una struttura simile –  è la potabilizzazione dell’acqua che dovrebbe arrivare nelle case dei cittadini, e quello che fa, o meglio faceva il secondo è garantire che la stessa esca giornalmente dai rubinetti dei cefaludesi.

Due spese – il pagamento dei servizi per  quanto riguarda il primo e la “mancata” possibilità di disporre degli incassi, per il secondo – che puntano verso l’unica direzione che dovrebbe interessare l’ente: la qualità della vita dei cittadini.

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