Niente “Tregua di Natale” fra maggioranza e opposizione

Sono due le piccate lettere che ci pervengono da parte della maggioranza, la prima porta la firma di Daniele Tumminello, segretario cittadino del PD, rivolta al suo ‘pari grado’ del centrodestra Marco Larosa; la seconda Consiglio Comunalearriva direttamente dal Sindaco, in merito alla sempreverde polemica dissesto/piano d’alienazione.

Uno scontro a tutto campo fra le forze politiche cittadine che, fra botta e risposta, finisce con lo spaccare il capello in quattro e forse, loro malgrado, col preoccupare ancora di più i cittadini.

A far scattare l’ennesima polemica è stata la visita, forse inaspettata, del governatore Rosario Crocetta al sindaco di Cefalù nella serata di sabato; in tale occasione il consigliere Marco Larosa ha diffuso una nota attraverso la quale si augurava che non si trattasse di uno sterile momento sprecato a parlare di “ninnaredda e presepi ” e che il sindaco potesse sfruttare al meglio l’occasione per discutere col governatore dei tanti problemi che affliggono la cittadina. A quest’affermazione ha voluto rispondere il segretario cittadino del PD, chiedendosi invece cosa abbia fatto l’On. Simona Vicari per la città di Cefalù da quando si è insediata al Ministero per lo Sviluppo Economico. “Siamo lieti che il Presidente Crocetta abbia scelto Cefalù quale meta per trascorrere una piacevole serata. Da lui, che già ha dimostrato interesse per Cefalù in particolare in occasione della vicenda Club Med, ci aspettiamo ancora tanto. Ci attenderemmo, invece, che il consigliere Larosa ci rammenti quali progetti per la crescita di Cefalù si stiano partorendo nelle stanze del Ministero dello Sviluppo Economico, dove certamente la senatrice Vicari avrà modo di esprimere tutto il suo interesse per la nostra città, speriamo diversamente da quello espresso in qualità di sindaco.”

Più nutrita invece la lettera del sindaco Rosario Lapunzina che tenta di fare il punto sull’ingarbugliata situazione dell’ente e soprattutto sulle tanti, troppe polemiche che da essa sono finora scaturite, approfittandone per togliersi un ‘sassolino dalla scarpa’ sulle persistenti accuse di scarsa apertura e assenza di dialogo, ripetutamente rivoltegli dall’opposizione: “Mi si accusa di arroganza, di assenza di dialogo. Ho in questi mesi cercato il confronto con più settori della opposizione, alcuni dei quali si sono riservati di dare delle risposte. Sinora, l’unica, tangibile, è stata una immotivata astensione, con cui si è inteso affossare il piano di alienazione. Ciò, non mi sorprende, perché in politica è legittimo che ciascuno faccia ciò che ritiene, salvo poi doverne rendere conto. Assieme alla Giunta ed agli Uffici, ho ritenuto che costituisse atto di responsabilità chiedere ancora una volta, al Consiglio di esprimersi favorevolmente sul piano di alienazione e sugli strumenti finanziari dell’Ente, con l’auspicio che prevalgano valutazioni diverse, rispetto a quelle ispirate dallo scontro politico. Qualora l’esito non dovesse essere quello sperato, riterrei non solo opportuno, ma oltremodo necessario, che il Consiglio tornasse ad esprimersi sulla validità ed attualità del Piano di riequilibrio finanziario decennale, così che ogni parte politica possa dichiarare apertamente, dinnanzi alla Città, come la pensa , e se ritiene di mantenerlo, assumendosene le responsabilità, o revocarlo, aprendo la strada al dissesto”.

La vicenda chiave degli ultimi giorni è quella relativa al rischio di dissesto. In merito a questa situazione sono state spese numerose parole ed altrettanto numerosi sono stati gli scontri fra la maggioranza e l’opposizione. La polemica però, anche alla luce della riapprovazione, da parte della Giunta, del Piano di alienazione da presentare al Consiglio, non sembra conclusa. II Primo cittadino ha infatti emanato un comunicato nel quale ribadisce la “bontà” del Piano di riequilibrio e del Piano di valorizzazione dei beni messi in atto dall’Amministrazione: “sia come Giunta che come Consiglio, ci siamo impegnati, lo scorso anno, a condurre in porto un piano di riequilibrio decennale, per ripianare gli oltre dieci milioni di euro di debiti fuori bilancio che abbiamo trovato in eredità, e cui non abbiamo, di nostro, contribuito ad aggiungere un solo centesimo (sfido chiunque a provare, cifre alla mano, il contrario). Uno dei capisaldi di quel piano di riequilibrio approvato, ripeto, alla unanimità, era la vendita del patrimonio immobiliare, in uno al, sia pur modesto, innalzamento di alcune aliquote comunali”. Rosario Lapunzina continua sempre sul piano di alienazione e sull’imposizione fiscale cittadina, a suo dire mantenuta quasi invariata: “considero un guaio che il piano di alienazione, approvato lo scorso anno e oggi riproposto al voto secondo legge, non sia stato approvato dal Consiglio, nel cui ambito era evidente che l’astensione equivalesse a voto contrario. Non capisco come ciò sia potuto avvenire dopo che erano stati forniti i chiarimenti richiesti. Dopo che il Presidente dei Revisori, di cui era stato invocato l’intervento, avesse confermato il parere favorevole del Collegio. A nessuno piace aumentare le aliquote delle imposte, e a Cefalù, checché ne dica qualcuno, abbiamo lasciato tutto pressoché invariato (l’IRPEF, l’IMU della prima abitazione, e la TARSU, in luogo della TARES). A nessuno piace vendere il patrimonio immobiliare. Ma ci siamo impegnati a farlo per pagare debiti che altri , prima di noi, hanno contratto”.

“Mi spiace che proprio nei giorni delle festività natalizie – continua il sindaco – in cui dovrebbero prevalere stati d’animo di serenità e speranza, i cittadini di Cefalù, siano costretti a dover convivere con la riaffiorante, nefasta, ipotesi del dissesto finanziario. Ritenevo che l’unanime approvazione, lo scorso anno, del piano di riequilibrio decennale fosse l’emblema di una generale volontà di mettere al riparo l’Ente da questa drammatica eventualità”. Il primo cittadino rifiuta categoricamente l’idea che le sorti dell’ente vadano decise attraverso battaglie giudiziarie ritenendo che esse dipendano dalle capacità degli amministratori: “Dipende esclusivamente dalla nostra capacità e credibilità nel far quadrare i conti, e non dall’esito delle procedure pendenti in sede giudiziaria. Se è vero, infatti, che la Corte di Cassazione deve ancora esprimersi sul conflitto di giurisdizione sollevato dalla Corte dei Conti, che ha contestato i pronunciamenti della Giustizia Amministrativa (TAR e CGA) favorevoli al Comune di Cefalù, è anche vero che nel frattempo la Corte Costituzionale ha sancito la illegittimità, nelle Regioni a Statuto Speciale, della norma sul cosiddetto dissesto guidato, in assenza di una legge di recepimento, che in Sicilia ancora non c’è. Comunque vada a finire, quindi, nessuno potrà mai decidere che il nostro Comune debba andare “automaticamente” in dissesto per effetto di una norma che, nel frattempo, è stata dichiarata inapplicabile. Piuttosto – conclude il sindaco – rimane l’obbligo, per qualsiasi Ente che non riesce a far quadrare i propri conti, di dichiarare “autonomamente” lo stato di dissesto finanziario”. Rosario Lapunzina punta il dito contro l’opposizione e dichiara che, qualora non venisse votato, neanche per la seconda volta, il Piano di alienazione, egli chiederebbe al consiglio di esprimersi nuovamente in merito al Piano di riequilibrio: “qualora l’esito non dovesse essere quello sperato, riterrei non solo opportuno, ma oltremodo necessario, che il Consiglio tornasse ad esprimersi sulla validità ed attualità del Piano di riequilibrio finanziario decennale, così che ogni parte politica possa dichiarare apertamente, dinnanzi alla Città, come la pensa , e se ritiene di mantenerlo, assumendosene le responsabilità, o revocarlo, aprendo la strada al dissesto”.

Fra pochi giorni intanto si tornerà a votare il Piano di alienazione dei beni. L’opposizione si trova in una situazione di seria difficoltà nella quale un secondo voto negativo, come quello di pochi giorni orsono, potrebbe farla additare come “irresponsabile” dagli avversari politici e forse dall’intera città, mentre un voto positivo rappresenterebbe un cambio di posizione difficilmente giustificabile in un così breve intervallo di tempo.

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