Deserto di cenere: il dramma degli incendi sulle Madonie

Il nostro stile di vita influenza fortemente il mondo animale e vegetale, eppure ci comportiamo come se la nostra vita quotidiana nonlocandina_definitiva[1]
avesse niente a che vedere con le condizioni del mondo. Siamo come sonnambuli: non sappiamo quel che facciamo né dove stiamo
andando. Il futuro di ogni forma di vita, compresa la nostra, dipende dai passi consapevoli che facciamo.
Ognuno può fare qualcosa per proteggere il Pianeta ed averne cura. Dobbiamo vivere in un mondo che dia ai nostri figli e nipoti la
possibilità di avere un futuro. La nostra vita sia il nostro messaggio.
Thich Nhat Hanh, L’unico mondo che abbiamo

Era la mattina del 27 settembre 2012 quando, dopo aver preparato e accompagnato a scuola i miei due figli,
come tutte le mattine, accendo il mio computer e, per prima cosa, leggo i giornali telematici.
In prima pagina la notizia di forti incendi divampati nella notte in varie contrade del territorio di Cefalù, nelle
Madonie, e sui Nebrodi. La segnalazione non mi lascia indifferente, così, nei giorni a seguire, decido di
recarmi nelle zone colpite per documentare la morte provocata dal passaggio del fuoco.
Mentre fotografavo, due sentimenti hanno pervaso il mio animo: il desiderio di scoprire la realtà che
violentemente si mostrava, di volta in volta, ai miei occhi, e la sofferenza nell’ascoltare il dolore della terra
sopraffatta dalla cenere. In quella atmosfera, il caratteristico profumo della vegetazione mediterranea era
solo un ricordo. Solo odore di morte, di distruzione.
Ormai da diversi anni, il problema degli incendi boschivi ha raggiunto una tale gravità da assumere
dimensioni pericolose. Ed è paradossale che tutto ciò accada nonostante l’aumento costante degli
investimenti volti a prevenire e a combattere il fenomeno. Solo in Sicilia, infatti, si contano circa 30.000
forestali a fronte di un modesto territorio boschivo. I vasti e frequenti incendi forestali degli ultimi anni fanno
della Sicilia la prima regione d’Italia a rischio desertificazione.

Come scrive Richard Misrach in Desert Cantos:
“(..) Il mondo è bello e terribile, osservato nel dettaglio appare stupendo e tremendo nel
medesimo istante. E’ nostro dovere continuare a sorvegliarlo, cercando di proteggerlo da noi
stessi, accettandolo per quello che è.”

Così, oggi il paesaggio naturale e vegetale appare modellato intensamente dal fuoco.
Ecco che allora diventa necessario, oggi più di ieri, investire sulla cultura della società contemporanea che
ha un’idea approssimativa dell’ambiente e che partecipa alla sua degradazione in vari modi, provocando
danni incalcolabili.
Ogni albero che va in fumo cancella secoli di storia della nostra terra.

Rossella Portera

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