Svolta ‘green’ per la cittadina normanna: Lapunzina veste i panni di un anacronistico Pecoraro Scanio

Dopo aver vestito per i panni del “censore” negli anni passati da consigliere comunale, tanto da guadagnarsi gustosi nomignoli come “L’uomo del NO” o più di recente “La centrale del NO”, l’attuale primo cittadino di Cefalù, aqusRosario Lapunzina – attraversata una transitoria fase ubiquo/dipietrista (lo si vedeva infatti far la spola fra i vari tribunali dell’isola e le piccole grandi sciagure cittadine) – ha da qualche tempo deciso, assieme al suo entourage, di impegnarsi anima e corpo alle tematiche ambientali. Tralasciando, quasi certamente, tematiche ben più pressanti.
L’amministrazione comunale di Cefalù ultimamente, si sta caratterizzando per la particolare attenzione riservata alle tematiche ecologiche ed ambientalistiche. Se prima tale volontà politica si era manifestata dando ampio spazio istituzionale a tali personaggi o associazioni, adesso l’amministrazione ha deciso di prendere una posizione forte e decisa in merito a questioni che potrebbero condizionare, ed in negativo, l’economia cittadina, già debilitata anche da scelte politiche errate. Giovedì pomeriggio, presso la Sala delle Capriate si è svolta “Perché NO all’acqua in bottiglia di plastica” il cui appropriato sottotitolo dovrebbe essere “L’uomo del NO in chiave eco-chic/politicamente corretto”.

All’interno delle roboanti iniziative di sensibilizzazione ambientale promosse dall’Amministrazione comunale e curate dall’Arch. Salva Mancinelli, Esperta Green Economy, i cittadini hanno potuto partecipare al seminario informativo sui PRESUNTI danni causati dall’eccessivo uso delle bottiglie in PET, organizzato – guarda caso – da Orazio Rotondo, responsabile della gestione del distributore di acqua potabile ‘ACQUASALUS’. Miracoloso distributore installato ad agosto in Piazza Santi Apostoli, nello spazio adiacente alla Scuola dell’Infanzia “G.Falcone”, in contrada Spinito a Cefalù. In merito a tale iniziativa, l’Amministrazione comunale ha dichiarato di condividere fortemente il progetto e che esso “consiste nella promozione di una buona pratica per la salvaguardia dell’ambiente: quanto più si utilizzerà la ‘casetta dell’acqua’ pubblica, tanto più si ridurrà il consumo di bottiglie di plastica e di conseguenza la quantità di rifiuti da recuperare e smaltire”. Sempre per il Primo cittadino e per l’Assessore con delega all’Ambiente “l’obiettivo primario è quello di promuovere un cambiamento verso stili di vita e di consumo meno impattanti sull’ambiente, ripensando i gesti quotidiani dei singoli cittadini, nella direzione condivisa del cambiamento culturale indicato dalla green economy”.
acquasalusIl distributore di Acquasalus, sul quale sono stati gettati profondi dubbi riguardo ai possibili rischi per la salute derivanti dall’assunzione di acqua depurata con un procedimento di osmosi inversa, è in grado di erogare circa 1.500 litri di acqua al giorno. Nella mente dei proponenti e dell’amministrazione è manifesta l’idea che tanto meno acqua imbottigliata verrà consumata, meglio sarà per la collettività. Ciò è a conti fatti un imperdonabile e grossolano errore. Considerando la popolazione di Cefalù di quasi 15.000 abitanti e considerando un consumo medio di acqua al giorno per abitante compreso fra 1,5 e 2 litri al giorno, sarebbero necessari non meno di 15 distributori sparsi in giro per la città. Una situazione di tal genere, fortemente voluta da una ristretta cerchia di persone, determinerebbe una sorta di controllo dell’acqua da parte di un monopolista sostenuto dal settore pubblico. Sono incredibili e fuori misura i vantaggi che l’amministrazione comunale concede a quanti si fanno promotori di idee “ecologiche”, “green” e “sostenibili”. Inoltre il “nuovo” sistema di approvvigionamento dell’acqua rappresenterebbe un’involuzione economica e della qualità della vita. E’ noto a tutti come il concetto di “sviluppo sostenibile” sia intimamente connesso al concetto di qualità della vita e soprattutto al miglioramento di quest’ultima. I concetti però, in questa scorretta applicazione, stridono rumorosamente. E’ assai dubbio infatti il miglioramento della qualità della vita che potrebbe derivare dal rinunciare alla distribuzione, e al relativo godimento, dell’acqua su larga scala. Basti pensare alle interminabili code che verrebbero a formarsi durante i tanti “approvvigionamenti” di tale acqua a “buon mercato” a scapito delle bottiglie in PET e ai tanti esercizi commerciali cefaludesi che, a causa della propaganda fallace messa in atto dall’amministrazione, vedrebbero con ogni probabilità i loro affari diminuire ulteriormente. L’Amministrazione ha infine sorprendentemente ammesso che il distributore Acquasalus eroga acqua “con una qualità pari e a volte superiore alle acque oligominerali in commercio”.
L’idea che l’acqua di un distributore che utilizza un sistema di depurazione ad osmosi inversa sia paragonabile all’acqua oligominerale in bottiglia è del tutto sconsiderata. Infatti, come per via informale ci ha spiegato un’azienda locale che distribuisce acqua oligominerale, se così fosse, l’acqua verrebbe prodotta dai produttori in fabbrica a partire da acqua non potabile piuttosto che utilizzare le sorgenti d’acqua naturalmente presenti nel territorio. Tali prese di posizioni e tali attribuzioni di competenze sono il frutto un’arroganza che verte su radici ideologiche estreme. Una forte presa di posizione è d’obbligo di fronte ai sempre più continui tentativi di imporre un modello di società che, nella migliore delle ipotesi, è controproducente per l’economia cittadina.

Foto in copertina di Rosario Rotondo.

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