18 mesi con Lapunzina: impegno e competenza basteranno per salvare Cefalù?

Dall’insediamento di questa amministrazione, ma già dalla sua campagna elettorale, le parole d’ordine sono sempre state risanamento dei conti pubblici e crescita, tutte portate avanti con “impegno” e Rocca-di-Cefalu-2“competenza”.
Fin dai primi giorni l’attuale sindaco e i suoi collaboratori hanno dovuto fare i conti con una situazione economica disastrata, e per un anno e mezzo la cittadinanza tutta ha convissuto con l’incubo del dissesto, dal quale è riuscita a salvarsi, assieme all’amministrazione, solamente grazie ad un vuoto normativo. Nel frattempo la stessa amministrazione ha fatto a suo dire di tutto per risollevare le sorti della nostra comunità, adoperandosi in iniziative di vario tipo: sul piano del risanamento economico è stato tentato ma non ottenuto un finanziamento presso la Cassa Depositi e Prestiti, e un piano d’alienazione molto discutibile, a tal punto da non convincere nemmeno la magistratura contabile. Nello stesso tempo venivano portati avanti dinanzi alla giustizia amministrativa contenziosi atti a espropriare beni privati da destinare a usi pubblici previ finanziamenti. Stessa solerzia si è poi registrata nel negoziare diverse opere di compensazione con la Italfer in peso all’affare “raddoppio ferroviario”, anche se ancora non si è a conoscenza dei reali risultati raggiunti; così come, anche grazie all’intervento del governatore Crocetta, si è arrivati ad una soluzione del problema ClubMed, che nel giro di pochi anni con tutta probabilità riaprirà i battenti. Malgrado gli sforzi profusi, e le iniziative portate avanti con successo, i risultati ottenuti hanno deluso le aspettative di molti. E’ evidente che per il riscatto della nostra città è necessaria anche una politica dei piccoli passi, poiché più spesso e più concretamente riesce a tradursi in guadagni più diretti e miglioramenti della qualità della vita del cittadino.

Purtroppo, Cefalù è al collasso. E’ questa la conclusione alla quale si perviene dando un’occhiata alla città. Complice la congiuntura economica nazionale ed internazionale, l’amministrazione comunale non riesce a mettere in atto le strategie adatte per risollevare economicamente e culturalmente il promontorio di Ercole già decantato dai fenici millenni orsono. I danni si manifestano in particolare nei due settori trainanti per Cefalù: il turismo e l’edilizia. I proclami dell’amministrazione che, a più riprese, esalta eventi lottizzati da gruppi d’interesse ben definiti e manovrati dalla mano pubblica non servono a contenere il calo di presenze marcato anche di quest’anno. Le valutazioni da parte imprenditori del settore che tendono a trovare cause estranee all’operato della politica si scontrano con l’annuncio di vendita di uno fra i più rinomati alberghi del Lungomare G.Giardina.

Nel frattempo, gli amministratori della città non riescono, pur impegnandosi, a non danneggiare quanto vi potrebbe essere di buono. E’ così accade che i burocrati bloccano l’edilizia privata cagionando infiniti ed irreparabili danni all’economia cittadina e all’occupazione stabile di centinaia di lavoratori. L’intransigenza viene meno quando si tratta di villette di edilizia “popolare”: se non è sostenibile, ecologico o conforme, quel tipo di sviluppo è almeno compatibile. I disastri burocratici e procedurali si perpetuano e moltiplicano anche ai danni dei commercianti e della libera impresa: problemi e ritardi di ogni sorta, tortuosità e lentezza amministrativa non fanno altro che danneggiare ulteriormente l’economia cittadina già debilitata. La parola “sviluppo” perde il suo senso originario e viene usata solo accompagnata ai termini “sostenibile” o “ecologico”. Ci si rattrista maggiormente osservando che, invece di agire sulle criticità più sentite dalla cittadinanza quali la disoccupazione e la mancanza di possibilità di crescita soprattutto per i giovani, a Cefalù ormai gira tutto attorno ai termini “ecologico” e “vegan”. La cura dell’ambiente rappresenta una fra le tematiche più rilevanti e va apprezzato il lavoro di quanti, volontariamente, mettono a disposizione il loro tempo per rendere più pulita la città. E’ evidente però che, in termini comparati, la città di Cefalù non subisce criticità di tale portata da rendere necessario un sensazionalistico impegno da parte dell’amministrazione. In una città dove l’economia è totalmente ferma, in una città nella quale giovani e adulti hanno enormi difficoltà a trovare lavoro, in una città dove le attività imprenditoriali, dalle più modeste a quelle più rilevanti, sono tartassate da tributi comunali molto elevati, l’impegno prioritario dell’amministrazione dovrebbe essere quello di far ripartire l’economia attraverso politiche di sviluppo innovativo piuttosto che di addentrarsi in vicende tortuose che vedranno il comune impoverirsi maggiormente. Un esempio è rappresentato dalla vicenda ex-Poste che ha visto il comune perdente, a dispetto di quanto sostenga il Primo cittadino.

Se infatti, come ha sostenuto il Sindaco, “l’unica soluzione per risanare l’Ente passa attraverso la dismissione del patrimonio”, appare contraddittoria la decisione di espropriare un bene privato per annetterlo al Soviet. Se infine, com’è vero, Lapunzina sostiene di aver trovato il comune di Cefalù con oltre dieci milioni di euro di debiti fuori bilancio, un diverso atteggiamento rispetto al ricorso continuo alla magistratura avrebbe il vantaggio di non immobilizzare tanti investitori privati e di non costringere l’Ente ad importanti risarcimenti nei riguardi degli stessi.

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