A rischio il futuro dei teatri

Un sipario chiuso e una sala, un tempo gremita di spettatori, vuota e silenziosa.

La grave crisi economica in cui versa l’Italia non sta risparmiando neanche il mondo dello spettacolo in tutte le sue manifestazioni. Teatri a rischio chiusura, compagnie teatrali in bilico, migliaia di posti di lavoro sull’orlo del baratro sono le conseguenze dei numerosi tagli delle risorse pubbliche un tempo destinate alla salvaguardia del patrimonio culturale.

“Ci chiediamo come Palermo possa essere candidata a capitale europea della Cultura, quando le massime istituzioni teatrali della città, Teatro Massimo, Teatro Biondo Stabile, Fondazione The Brass Group e tutti i teatri privati di produzione, sono sull’orlo del fallimento”. A chiederlo in una nota sono la Cisl e Fistel Cisl Palermo Trapani per voce dei Segretari Generali Mimmo Milazzo, Francesco Assisi e del Coordinatore dello Spettacolo Michele De Luca. “Siamo seriamente preoccupati per la grave crisi che investe il settore ‘spettacolo dal vivo’ e che determina, oltre al pericolo di chiusura di quasi tutte le realtà culturali pubbliche e private siciliane, la perdita di migliaia di posti di lavoro, l’inevitabile e dannosa ricaduta economica e culturale sul territorio”. E’ sulla base di queste premesse che le confederazioni chiedono “un profondo atto di responsabilità da parte di Regione e comune che porti a rivedere le politiche culturali e a ridisegnare la progettualità e accrescere l’entità dei finanziamenti pubblici destinati al settore”.

Ma che cosa ha portato ad un lento, e tuttavia inesorabile, fallimento delle istituzioni culturali?

“Il fallimento di tutte le Fondazioni lirico sinfoniche, degli enti e dei teatri stabili siciliani è imputabile alla ‘distratta e superficiale’ gestione amministrativa e alla mancanza di competenze di chi per anni non ha saputo mettere in campo progettualità e creare sinergie tra gli enti teatrali, e con le imprese siciliane. La nomina degli amministratori di queste ‘botteghe dell’arte’ è responsabilità della politica, come responsabilità della politica è il pesante taglio alle risorse destinate al settore. Il pesantissimo taglio di risorse pubbliche destinate allo spettacolo, il ritardo nel trasferimento dei fondi stanziati da parte delle pubbliche amministrazioni, la mancanza di trasparenza su commesse ed appalti, il ricorso esasperato a consulenze e collaborazioni esterne, i compensi fuori mercato per gli artisti ospiti, la mancanza di una progettualità che porti stimoli l’interesse di sponsor ed investitori privati, sono i fattori in cui ricercare la causa del fallimento dell’intero sistema teatrale” – hanno affermato i segretari Milazzo, Assisi e De Luca.

Mentre i lavoratori del Teatro Massimo hanno firmato un piano di risanamento con il Commissario Carapezza Guttuso, rinunciando ad importanti voci salariali, e quelli del Teatro Politeama hanno cercato di risolvere con rilanci finanziati dai lavoratori, i lavoratori del Teatro Biondo Stabile e della Fondazione The Brass Group probabilmente non potranno seguire lo stesso percorso. Che ne sarà dunque di questi ultimi? E dei tanti lavoratori del settore che pian piano assistono al declino del magico mondo dello spettacolo dal vivo? “La cultura non può morire”, ha concluso la Cisl. E ci auguriamo che qualcosa venga fatta concretamente per risollevare il patrimonio culturale del nostro Paese. Affinché quel sipario torni ad alzarsi e a mostrare il suo incantevole universo.

 

 

Valentina Nicastro

POTREBBE INTERESSARTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *