Intervista dell’House Organ della Sigma Basket a Eliantono

Sette campionati di LegaDue, tutta la trafila delle nazionali giovanili, fisicamente un colosso con un cuore enorme. Un gigante col volto da buono alla corte di Coach Perdichizzi e di Eliantoniotutta Barcellona, un giovane ’88 responsabile e determinato a impegnarsi al massimo per raggiungere risultati importanti a livello individuale e di squadra. Ha la fiducia del gruppo e dello staff perché la sua presenza all’interno delle rotazioni del coach è fondamentale. I tifosi gli mostrano calore ed esplodono a ogni sua “bomba” e lui ha voluto raccontarsi loro in questa intervista esclusiva

Partiamo dai tuoi esordi, a quindici anni approdi alla Mens Sana Siena, un sogno per ogni ragazzo. Che ricordi porti di quegli anni? Cos’era per te quindicenne il basket?

Sicuramente era come vivere un sogno! Per un ragazzo che ama il basket giocare in una società come Siena è il massimo, sei messo nelle condizioni di farlo seriamente e nel miglior modo fin da cosi giovane. E poi naturalmente vivere lontano da casa è un’esperienza che ti cambia e ti fa maturare.

In quel periodo arriva anche la Nazionale U16, poi l’U18 e l’U20. Raccontaci qualcosa dell’esperienza in azzurro. Rappresentare il proprio paese non è da tutti..

Far parte delle Nazionali giovanili è sicuramente una soddisfazione enorme che ti rende molto orgoglioso. Ti da la possibilità di visitare molti paesi, conoscere altre culture e poi naturalmente giocare partite di alto livello importanti per migliorarti come giocatore.

Questo è il tuo settimo campionato di Legadue, qual è stato quello più importante per te e cosa è cambiato in questi anni in questa lega?

Ma non saprei dire quale campionato sia stato più importante per me tra quelli passati , sicuramente ricordo con molto piacere i due anni a Jesi in quanto abbiamo avuto soddisfazioni dal punto di vista di squadra, ma naturalmente spero che ne possano arrivare altri anche migliori

 Come giocatore qual è la tua arma preferita e cos’è che pensi di dover migliorare ancora?

La cosa che preferisco fare è sicuramente prendere tiri da fuori, poi sicuramente credo di dover migliorare in molti altri aspetti tra cui il gioco vicino a canestro.

E nella vita qual è il tuo punto di forza e qual è la tua debolezza più grande?

Nella vita quotidiana fuori dal campo credo che un mio pregio possa essere il fatto che riesco a mantenere la calma in quasi tutte le situazioni. Invece come difetto direi quello di essere un po’ permaloso.

Dal film “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone: “Ma io non posso obbligarvi a lottare! Dovrete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi. Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi. Che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra, signori miei!”. Quanto c’è di vero? Solo i gruppi coesi arrivano alla vittoria? Cos’è secondo te fondamentale per ottenere risultati di gruppo e individuali nello sport?

 “Ogni maledetta Domenica” tra le altre cose è anche uno dei miei film preferiti. Questa frase è perfetta per il nostro sport, infatti, nel basket il gioco di squadra è la cosa più importante e solo in questo modo si possono raggiungere risultati sia per il gruppo che individuali. Solo attraverso lo spirito gruppo si può riuscire a nascondere i difetti di ogni giocatore e valorizzarne le caratteristiche al fine di raggiungere i risultati con la squadra.

Come ti trovi a Barcellona e nella Sigma? Che ne pensi di Società, staff, Città e tifosi?

Mi trovo molto bene a Barcellona, la città è molto vicino alla squadra e il tifo così caldo ci aiuta ogni domenica a dare il meglio. Sicuramente siamo messi nelle condizioni migliori per lavorare sia dalla società che dallo staff.

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