Sindaco di Cefalù alla cerimonia di consegna della “Targa pediatrica dott. Antonino Corsello 2012”

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Desidero rivolgere un caloroso saluto a Michele, Giovanni e Roberto Corsello, al dott. Angelo Piscitello, e al dottore Carmelo Cibella, vincitore dell’edizione 2012 di questa prestigiosa Targa, in memoria del nostro concittadino, dott. Antonino Corsello.

Ho usato l’aggettivo “prestigioso” per definire il premio (ormai giunto alla IV edizione) che oggi viene assegnato al dott. Cibella, perché ritengo che l’importanza di un riconoscimento non derivi dalla spettacolarità della cerimonia, dalla pubblicità che si da all’evento, piuttosto che dalla consistenza del premio; al contrario penso che l’influenza del riconoscimento derivi unicamente dall’associazione con il nome della persona cui è dedicato.

In tal senso, egregio dott. Cibella, ritengo che lei sia fiero che i meriti per la sua opera professionale siano accostati al nome del nostro illustre concittadino, così come noi cefaludesi siamo fieri del fatto che egli sia stato figlio di questa città.

Chiunque abbia avuto il privilegio di conoscere il dott. Antonino Corsello, come professionista e come uomo, può essere diretto testimone della sua grande professionalità e, ancor di più, della sua eccezionale umanità nei confronti dei piccoli pazienti e dei loro familiari.

Oggi certamente la professione del Pediatra, non sta a me dirlo, continua ad essere una delle più impegnative e di grande responsabilità, ma svolgere questo mestiere negli anni in cui lo esercitò il dott. Antonino Corsello, aveva dei risvolti umanamente molto forti.

Basti pensare che, ancora nei primi anni del dopoguerra, l’età pediatrica, cioè quella sotto i cinque anni, era quella con il tasso di mortalità più elevata: circa tre bambini su dieci morivano prima dei cinque anni (ora ne muoiono tre su cento). Fare il pediatra, allora, voleva dire stare in trincea; avere a che fare con la vita e con la morte, salvare vite e perderne, saper bene quali e quanti bambini, personalmente, avresti aiutato a vivere, e quanti e quali, invece, non ce l’avrebbero fatta. Le malattie erano semplici, e semplici erano anche le conoscenze e le cure.

Il medico, e soprattutto il pediatra, doveva possedere, da un punto di vista professionale il cosiddetto “occhio clinico”, ma, soprattutto, doveva possedere una grande dote di umanità.
Queste due caratteristiche furono pienamente in possesso del nostro compianto concittadino.

San Pio da Pietrelcina ebbe a dire: “Anche voi — medici — siete venuti al mondo, come sono venuto io, con una missione da compiere. Badate: vi parlo di doveri in un momento in cui tutti parlano di diritti… Voi avete la missione di curare il malato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto”.

Ecco, questa fu la grandezza di Antonino Corsello: saper coniugare, la sua grande professionalità con una forte carica di umanità, con la quale, insieme ai farmaci che prescriveva, riusciva ad alleviare le sofferenze dei suoi piccoli pazienti e delle loro famiglie, costituendo in tal modo un esempio da seguire per tutti coloro che desiderano compiere la “missione” di medico.

Il sindaco

Rosario Lapunzina

Cefalù,29/12/2012

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