Ci sono funzioni a ogni ora del giorno, Vespri Live e dirette Facebook che sopperiscono parzialmente al bisogno dei fedeli della messa domenicale. La quarantena protratta oltre Pasqua ha compromesso anche le celebrazioni della Settimana Santa. In paesi come i nostri, legati a tradizioni religiose importanti, la privazione dell’aspetto liturgico della propria vita di fede è una rinuncia significativa.
Ma si può recuperare la dimensione della preghiera anche così, nella reclusione. E si può ricreare persino la comunità, in fondo molto più di un collettivo accomunato dalle stesse pratiche. Se poi l’iniziativa nasce all’interno di un’associazione laicale fatta di giovani e giovanissimi, merita di essere quantomeno menzionata. Per almeno due buone ragioni: perché non si sono limitati a riproporre una Via Crucis virtuale e perché la sincerità e la spontaneità della loro preghiera spacca indiscutibilmente lo schermo.
Protagonisti sono i membri dell’Azione Cattolica di Montemaggiore Belsito, ciascuno nella propria casa ha recitato le stazioni che ripercorrono la Passione di Cristo nel Venerdì Santo. Accanto a loro, talvolta la madre, talvolta un fratello, la nonna centenaria o la luce di una candela a indicare una presenza terza, irrinunciabile. Persino i papà, notoriamente più restii a partecipare a questi riti, compaiono più volte. Un focolaio contagioso, ma che non fa paura. Tra di loro, c’è pure chi è rimasto solo perché lontano da casa: Maria Chiara è un ingegnere, vive a Chieri (TO), e la sua fabbrica era rimasta aperta il più possibile, finché le misure restrittive non hanno coinvolto anche lei. Ma era troppo tardi per tornare a Montemaggiore, a fare Pasqua. Partecipare alla Via Crucis insieme al suo gruppo ha alleviato la pesantezza di un momento difficile.
Sofia D’Arrigo