Manfredi Beninati espone a Castebuono

Il Museo Civico di Castelbuono ospiterà dal 10 dicembre al 6 marzo 2017 la mostra personale di Manfredi Beninati, tra i protagonisti della scena artistica internazionale, vincitore del Premio del Pubblico alla 51. Mostra Internazionale Arte la Biennale di Venezia nel 2005. L’esposizione, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, raccoglie per la prima volta una selezione antologica di opere dagli inizi degli anni Duemila ad oggi. Inoltre, per l’occasione, Manfredi Beninati ha creato un’installazione ambientale site-specific che trasforma una stanza del trecentesco Castello dei Ventimiglia in un ambiente allestito a grandezza naturale, a cui il visitatore può accedere, unicamente osservandolo attraverso una piccola finestra.

Un luogo da “guardare” come le pitture, i collage, i disegni, le sculture, che costituiscono la vasta e ricchissima produzione artistica che nel corso di meno di un ventennio hanno portato l’artista ad un continuo rinnovamento del linguaggio e del medium artistico. La mostra presenta una selezione di disegni, dipinti e collage realizzati con tecniche e materiali vari che nel corso della sua carriera artistica Beninati ha sperimentato in un continuo rinnovamento del linguaggio artistico. I riferimenti alla memoria e alla storia personale si intrecciano con una originale inclinazione al racconto cinematografico e ad interessi letterari e artistici come le Città invisibili di Italo Calvino, che fanno da filo conduttore alla scoperta di luoghi onirici che l’artista popola di personaggi veri o immaginari, in un equilibrio naturale tra sogno e ricordo. Spesso tornano figure familiari di madri, bambini, fratelli, volti che si confondono con le velature di colore, dando allo spettatore la percezione del passare del tempo, come accade in un film. Attraverso questa stratificazione, caratteristica del suo lavoro, Beninati dipinge interni domestici o paesaggi fantastici, in un’atmosfera rarefatta, alle volte irreale, descrivendo figure che sembrano emergere lentamente da uno sfondo fiabesco.
“Nelle opere di Manfredi Beninati si ha la sensazione di essere arrivati appena un momento dopo un fatto, come spalancare una porta dove è accaduto qualcosa, dove ha vissuto qualcuno, dove il tempo è trascorso inesorabilmente lasciando le sue impronte. Forse è per questo motivo che lavora per mesi, o anche anni, sulle stesse opere: sviluppare una narrazione dialogando col tempo è una pratica di conoscenza di sé che dura tutta la vita”, scrive Laura Barreca. “L’artista fa riferimento ad un’intuizione del 1968 del fisico Gabriele Veneziano, ritenuto il padre della cosiddetta “teoria delle stringhe” o “teoria del tutto”. Come rapportarci con l’idea che il nostro sistema solare non è che una delle infinite realtà esistenti nell’universo?”, racconta Valentina Bruschi nel testo in catalogo, “questo immaginario, legato al trascorrere del tempo in una dimensione spaziale, si riflette nelle opere pittoriche e scultoree, realizzata nel suo studio, nel quartiere “Liberty” di Palermo, a due passi da piazza Politeama. È questo il luogo dove oggi si concretizzano le sue visioni, dopo aver vissuto e viaggiato nel mondo, da Londra a Los Angeles, da Roma a Buenos Aires”.

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