“Solo la terra resiste alla terra” si inaugura al Museo civico di Castelbuono

Solo la terra resiste alla terraSabato 2 luglio 2016 alle ore 18 il Museo Civico di Castelbuono presenta al pubblico Solo la terra resiste alla terra, personale di Carlo e Fabio Ingrassia, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, in linea con l’attività dell’istituzione che mira a promuovere i linguaggi del contemporaneo e l’intreccio di questi con il territorio. La mostra prende spunto dalla prima antologica degli artisti, curata da Cornelia Lauf al Museo MACRO di Roma l’anno scorso, e presenta circa sei opere – tra lavori bidimensionali e scultorei – la metà delle quali realizzate appositamente per l’occasione e pensate per gli spazi del primo piano del trecentesco Castello dei Ventimiglia, fortemente caratterizzato architettonicamente con archi e pareti in pietra.

Il titolo della mostra deriva dall’approfondimento dell’esperienza dei due artisti nel tentativo di “razionalizzare la causa del movimento” espresso attraverso l’opera d’arte che, secondo la loro visione estetica particolare è “un mezzo visibile, materia, all’interno di un sistema in moto”, nella quale agiscono come motori dell’azione di “velare e ri-velare”. In particolare, la scultura di forma ellittica e tondeggiante, dal titolo Rinunciare all’idea di un altro mondo, è costituita da un materiale piroclastico, ovvero magma proveniente dal ventre della Terra, espulso da uno dei crateri laterali dell’Etna durante la famosa esplosione del 1669, la più devastante che si ricordi. Chiamata comunemente “bomba vulcanica”, il nucleo dell’opera è di fatto un “objet trouvé” recuperato vicino allo studio degli artisti, sulle pendici del vulcano, la cui forma viene risolta dalla natura attraverso l’attrito dell’aria che l’ha modellata, raffreddandola, mantenendola – secondo Carlo e Fabio – “nel suo stato ideale”. A questa scultura “naturale” hanno abbinato un elemento ondulato in vetro, componente fragile, della stessa sostanza terrosa della bomba vulcanica, ma trattata in modo diverso. Il vetro accarezza la superficie del basalto scultoreo e plasma la superficie in pietra, conferendole la sua forma finale. Ritorna il tema del dualismo, presente in tutti i lavori dei gemelli Ingrassia, dove elementi di natura simile entrano in contrasto dialettico, da qui il titolo della personale: Solo la terra resiste alla terra.

In mostra anche due opere inedite della serie figurativa Astrazione Novecentista, realizzate entrambe quest’anno, che proseguono la ricerca sulle particelle di luce e colore, attraverso l’utilizzo dei pastelli che disegnano minuziosamente facciate di edifici. In questo caso i soggetti sono due elementi architettonici culturalmente agli antipodi: una casa dai tetti spioventi di matrice Nord Europea e una moschea islamica. Queste opere, caratterizzate, come sempre, da dimensioni molto ridotte, la prima circa 7 x 8 cm e a seconda 4 x 4 cm, necessitano di un lungo tempo di realizzazione da parte degli artisti che vi lavorano spesso contemporaneamente – Carlo usando la mano destra e Fabio la sinistra – coprendo le parti già disegnate e lasciando libero solo un centimetro quadrato alla volta.

Il percorso espositivo si conclude con due nuove opere della serie delle cosiddette “velature”, per la prima volta realizzate utilizzando in una il pastello viola e nella seconda, più grande, le sfumature del verde. Entrambe utilizzano lo stesso titolo, Congiunzione di due oceani, ma il disegno verde si compone anche di un elemento scultoreo in gesso colorato con lo stesso pigmento. Quest’opera, secondo l’idea degli stessi artisti, “condensa l’unione di una materia variabile che si è fatta sostanza. Tale variabile da un lato è strutturata da una superficie disegnata a pastello, dall’altra invece si presenta come oggetto scultura, assurge a luce, divenendo subito corpo tridimensionale. La sensazione che si prova è come qualcosa di molto fragile, leggero e polveroso, ma che invece ha un suo peso. L’immagine disegno invece, che si presenta di fronte ad esso, diventa inafferrabile, potremmo definirla un’analogia del contrario: è l’incarnazione di alcuni processi di conservazione, qualcosa insomma di logico, di naturale, quelli legati al disegno e alla sua biologia. Così il disegno diventa scultura”.

 

Fino al 17 luglio, oltre alla collezione permanente, il pubblico potrà visitare anche l’altra mostra temporanea, Tra i sentieri dei Ventimiglia di Mimmo Cuticchio con opere dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio e un cartellone realizzato appositamente dal Laboratorio Saccardi.

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