Depurazione acque: 1 miliardo e 644 milioni di euro… e Cefalù?

deputati-dagafederica-La parlamentare di Oristano del Movimento 5 Stelle Federica Daga il 21 gennaio è stata autrice di una interrogazione con risposta in commissione al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Premesso – osserva la deputata sarda – che: la delibera CIPE del 30 aprile 2012, n. 60, ha destinato alle regioni del Mezzogiorno (Basilica, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) la somma complessiva di euro 1.643.099.690,59 a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione per interventi che attengono ai settori del collettamento e depurazione delle acque.
Ed ancora – scrive Federica Daga – il 19 dicembre 2015 è stato accolto il mio Ordine del giorno che impegna il Governo a valutare l’opportunità di adottare gli adeguati strumenti normativi per operare una ricognizione dei fondi non utilizzati, al fine di renderli immediatamente disponibili predisponendo anche un piano nazionale che contenga i progetti validi immediatamente cantierabili, anche al fine di evitare la terza condanna europea. Tali strumenti normativi dovranno inoltre prevedere anche sanzioni rilevanti nei confronti di quei gestori del servizio idrico integrato che non hanno provveduto a realizzare le infrastrutture necessarie per cui i fondi erano già disponibili.

La deputata riporta: sul quotidiano La Stampa del 17 ottobre 2015 si legge che: in Italia ci sono 3,5 miliardi stanziati negli ultimi quindici anni e mai spesi. L’Authority calcola che solo il 55 per cento delle opere necessarie e pianificate è stato realizzato. Le cause sono: ricorsi giudiziari, errori progettuali, conflitti politici, inedia burocratica, incapacità, ruberie. Le conseguenze sono: un terzo dell’Italia vive con un sistema idrico fuorilegge e depuratori inesistenti, inadeguati, insufficienti, liquami in mare e nelle falde acquifere che ci dissetano, nella terra che ci nutre. L’Unione europea non concede più proroghe e all’inizio del 2016 scatteranno le sanzioni fino a 500 milioni di euro l’anno.

Le rilevazioni del Ministero scoperchiano molti ritardi. Sono otto le regioni a rischio commissariamento. Su di loro, il Governo ha da tempo acceso un faro: si tratta di Calabria, Campania, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Lazio, Lombardia e Sardegna.
Il 2016 inizia con una nuova grana ambientale sul tavolo del Governo: l’arrivo delle sanzioni europee per circa 480 milioni causate da circa 2500 comuni fuorilegge e sotto infrazione per mancata depurazione degli scarichi urbani e che inquinano fiumi e tratti di costa».

Il 28 dicembre 2015 è stata approvata dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEGSI) la delibera 664/2015/R/idr che detta le norme per definire le tariffe dei servizi di acquedotto fognatura e depurazione nel periodo 2016-2019.
Si apprende – evidenzia Federica Daga – tramite #italiasicura che gli impianti di Grassano, Irsina, Latronico, Marsico Vetere, Matera, Pisticci in Basilicata, Crotone, Castrovillari, Montebello Jonico, San Calogero, Fidaldelfia, in Calabria, Ischia, Napoli Est, Mondragone in Campania, Cervignano, Rivignano, Pordenone, Sacile in Friuli Venezia Giulia, Roma nel Lazio, Bari Ovest in Puglia, Thiene in Veneto, Misterbianco, Augusta, Adrano, Campobello di Mazara, Carlentini, Mazara del Vallo, Messina, Santa Flavia, Scordia, Militello Val di Catania, Vittoria Scoglitti, Acireale, Caltagirone, Patti, Capo d’Orlando, Castellammare del Golfo, Cefalù, Fumari, Gioiosa Marea, Macchitella, Marsala, Mascali, Misilmeri, Niscemi, Palermo, Ragusa, Sant’Agata di Militello, Terrasini, Torregrotta in Sicilia sono stati commissariati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Sempre su #italiasicura – osserva la deputata – si legge che «Nel frattempo, sono stati nominati commissari governativi per la realizzazione di fognature e impianti per la depurazione, oltreché nell’isola, in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Il 2016 sarà un anno cruciale per il «governo» dell’acqua e l’esito della partita si misurerà soprattutto su un punto: la realizzazione di nuove infrastrutture.
Un dato su tutti spiega lo stato dell’emergenza, dal punto di vista finanziario e non solo: ci sono 3,2 miliardi di euro stanziati, 2,8 miliardi dei quali soltanto per il Sud, per quasi 900 opere tra depuratori, fognature e acquedotti. Il risultato ? Queste opere non sono ancora state avviate nemmeno a gara.

La interrogante chiede tra l’altro: se il Ministro sia in grado di fornire un quadro completo della situazione di depurazioni e fognature in Italia e dei fondi necessari sia per affrontare la situazione sia per pagare quanto richiesto dalla Commissione europea, con annesso piano d’azione ed infine in base a quali criteri siano stati effettuati tali commissariamenti e con quali tempistiche i commissari nominati dovranno provvedere alla realizzazione delle opere.

A cura di Carlo Antonio Biondo

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