Unioni civili, Genovese: “leggi sì, ma nel rispetto della Carta Costituzionale”

Pietro Genovese, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Palermo
Pietro Genovese, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Palermo

La prossima manifestazione del 30 gennaio 2016 sarà una fondamentale testimonianza  di tanti cittadini italiani a difesa della famiglia  “ecologicamente” intesa e sancita nella Costituzione italiana dai nostri padri costituenti che fissarono all’art .29 che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”: la  compresenza di un uomo e di una donna è ad avviso di quella piazza ancora il luogo migliore per garantire ad un nascituro una crescita migliore per l’opportunità offerta di avere, almeno sulla carta, un padre ed una madre che si possa prendere cura di lui e pertanto soprattutto su questo punto, è totalmente in disaccordo con il DDL Cirinnà .

Ha commentato così Pietro Genovese, presidente del forum delle famiglie della provincia di Palermo, in merito al DDL Cirinnà sulle unioni civili, che continua: “Il Parlamento legiferi pure , se crede realmente che ciò sia una priorità per il Paese, sui diritti da attribuire alle Unioni Civili (Gay , lesbiche o eterosessuali che siano), ma lo faccia nel rispetto della Carta Costituzionale e delle sentenze della Consulta che prevedono per dette tipi di unioni, caratteristiche , tutele giuridiche e diritti diversi rispetto a quelli riconosciuti oggi dalla Costituzione per la Famiglia.  Insigni giuristi hanno affermato questo principio, e cioè che la posta in gioco è oggi modificare per legge un principio antropologico fondamentale: che per far nascere e crescere un bambino non occorre più una mamma ed un papà.”

La marcia di Roma a distanza di pochi mesi vedrà una mobilitazione di uomini e donne che avranno idealmente accanto (né avanti, né dietro ) la CEI che con il Cardinal Angelo Bagnasco ha recentemente ribadito che“ famiglia non può essere uguagliata da nessun’altra istituzione o situazione”.  Una moltitudine di uomini e di donne che vogliono davvero rispettare i diritti di tutti ma proprio tutti i cittadini, ad avere riconosciute le proprie origini biologiche  naturali e di mantenere in vigore le leggi sulle adozioni e sull’affido tese a tutelare il soggetto più fragile , il bambino che oggi ha specifiche tutele e garanzie volte a proteggerlo nei casi in cui rimanga privo della propria famiglia di origine. E’ vero che l’abuso di strumenti consentiti oggi dal progresso scientifico , dall’assenza di sanzioni e da legislazioni internazionali permissive, fa sì che in Italia ci siano almeno 1000 bambini senza una madre o un padre biologico e con due mamme  e due papà. ” Non vogliamo giudicarle né biasimarle – ha aggiunto Genovese- ma siamo contrari al DDL Cirinnà  che per riconoscere i diritti di queste unioni vorrebbe stravolgere la normativa italiana in materia di matrimonio e di adozioni. Modifiche di tale portata, sempre teoricamente possibili in uno stato di diritto, richiederebbero analisi scientifiche serie sugli effetti prodotti sugli individui e sulla stessa socialità e relazionalità di tali unioni e, almeno in Italia, una modifica della Carta Costituzionale .”

Inoltre il DDL Cirinnà vorrebbe introdurre la cosidetta  “stepchild adoption” , la possibilità del partner di un Unione Civile di adottare il figlio biologico dell’altro partner: tale previsione legalizzerebbe in Italia la possibilità  di far ricorso all’estero alla pratica dell’utero in affitto, una pratica oggi vietata in Italia dalla Legge 40, rendendo così possibile per individui facoltosi “pagare”  direttamente o indirettamente una gestante per far crescere nella sua pancia un embrione prodotto in laboratorio, privandola per contratto di qualsivoglia diritto sul nascituro: la piazza di Roma non trova nulla di civile in tale pratica , che tende a mercificare l’essere umano riducendolo ad un mero prodotto sul mercato,  con tanto di catalogo fra cui scegliere le sue future caratteristiche morfologiche e fisionomiche, esistono già oggi dei video promozionali sulla rete davvero raccapriccianti: crediamo che un figlio non possa essere mai un diritto a tutti i costi, il suo rapporto con la madre che lo porta in grembo non può essere regolato da nessun contratto di cessione, il feto sin dai suoi primi giorni ha un legame con la madre che lo ha accolto in grembo, interrompere questo legame avrebbe implicazioni psicologiche ed affettive devastanti. La pratica della gestazione e dell’utero in affitto è una pratica abominevole e pensare al “mercato dei figli” fa riportare indietro il mondo dei diritti al tempo della schiavitù!

“Ritengo che per un figlio , la opzione migliore sia quella di avere un padre ed una madre ma per tutti quei bambini che il destino ha voluto già oggi affidare ad unioni di fatto monogenitoriali   anche  l’affido del minorenne , che in genere è una situazione transitoria determinata dalla difficoltà della famiglia di svolgere il proprio ruolo, non appare la priorità per questi bimbi infatti, non stiamo parlando di minori in stato di abbandono o bisognosi di un ulteriore paternità o maternità.  Ovviamente la situazione cambia quando il genitore muore e il bambino, che ha un rapporto consolidato con l’altro componente della coppia, deve trovare una tutela. Tuttavia in questo caso lo strumento è già previsto dalla legge: se vi è un rapporto stabile e duraturo precedente alla perdita del genitore, potrà ovviamente con esserci anche l’adozione. Però si tratta di un caso particolare, con i limiti che questa adozione prevede.

Abbiamo l’impressione che oggi il DDL Cirinnà sia soltanto la risultante di un’approssimativo e claudicante tentativo di soddisfare  per via giuridica l’interesse dei due partner di ‘completare’, in qualche modo, la loro unione solidale e affettiva con un bambino che sia considerato loro figlio a qualunque costo: economico, prevedendo la possibilità di far comprare un figlio  all’estero, antropologico, obbligando la società italiana ad equipararle al matrimonio, modificando con una legge ordinaria scritta male, l’intero impianto normativo costituzionale e stravolgendo le stesse sentenze della Consulta .  Un DDL  che occorrerebbe  riscrivere totalmente trovando una strada italiana alle Unioni Civili e sul quale far sentire forte la voce di dissenso di un’intera piazza che vuol ancor oggi spendersi a favore della difesa della Famiglia .”

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