Palermo: furto e ricettazione in una strategica organizzazione criminale

Si sono associati per derubare una vittima e in un secondo momento, restituire i beni chiedendo un illecito compenso. Sono accusati di furto aggravato e ricettazione. 10 misure cautelari nella mattinata sono state messe in atto dai carabinieri a Palermo, di cui 7 in carcere e 3 agli arresti domiciliari, in quella che è stata definita operazione “La Torre”.

La merce del ricatto riguarda diversi motocicli, trattati con violenza in quanto il bloccasterzi è stato ritrovato spesso rotto, provento di furto. I rei costringevano le vittime al pagamento di una somma di denaro solo per ottenere la restituzione del mezzo.

Inoltre alcuni dei colpevoli dovranno rispondere di produzione, traffico e detenzione di sostanza stupefacente come hashish e cocaina.

Dietro l’operazione “la torre” una complessa attività investigativa che ha avuto inizio già nel novembre 2013 fino a marzo 2014 quando i carabinieri si sono accorti di un rilevante numero di furti di motoveicoli nel parcheggio del centro commerciale “La Torre”. Anche allora la strategia era la stessa: furto prima, richiesta estorsiva dopo.

Dalle indagini emergeva, dunque, come il cosiddetto “cavallo di ritorno” finisce per essere accettato con rassegnazione da chi patisca il furto di un veicolo.

In entrambi gli ambiti criminali, estorsioni e spaccio di stupefacenti, gli indagati agivano con perspicacia ritagliandosi uno spazio importante negli ambienti delinquenziali cittadini, detenendo il monopolio dei furti di motocicli nei quartieri “San Giovanni Apostolo” (C.E.P.), “Uditore” e “Cruillas” e rappresentando, d’altro canto, un costante punto di riferimento per alcuni consumatori di hashish e cocaina nel quartiere “Cruillas”.

Tra l’altro il rinvenimento di molti dei motocicli, ad opera degli stessi proprietari, avveniva dopo solo poche ore o al massimo dopo pochi giorni dalla commissione del reato. Questo ha portato a pensare che i proprietari, oltre a sporgere regolare denuncia, avessero percorso anche un canale illecito, risultando poi vittime del fenomeno criminale denominato convenzionalmente “cavallo di ritorno”. E’ stato accertato come le vittime dei furti preferiscono attivarsi per le ricerche del veicolo prima ancora di sporgere denuncia e, nei casi in cui riescono ad individuare tempestivamente il canale per giungere agli autori del reato, rientrano in possesso del bene loro illecitamente asportato dopo aver pagato la somma di denaro pattuita, complicando inevitabilmente le indagini.carabinieri-arresto-360x220

Sono state le immagini rilevate dalle telecamere del centro commerciale a comprendere le dinamiche dei furti ma anche i volti dei soggetti in parte già noti ai carabinieri. Ecco il loro modus operandi:  essi girano a bordo di uno scooter alla ricerca di un motociclo da rubare e, quando lo individuano, con estrema dimestichezza e tempestività, uno dei due sale sul veicolo da asportare, rompe con un gesto fulmineo il bloccasterzo e lo “guida” grazie alla spinta che l’altro, rimasto in sella al loro motociclo, esercita con una gamba.

Si stima che gli indagati, tutti nullafacenti, riuscissero a ricavare dalle attività illecite circa € 2000 giornalieri, proventi che costituivano l’unica fonte di sostentamento per gli stessi malfattori e per i rispettivi nuclei familiari.

A riscontro dei 10 provvedimenti restrittivi eseguiti oggi, l’attività investigativa ha consentito in un brevissimo lasso temporale di  accertare 3 episodi estorsivi nei confronti delle vittime dei furti, rinvenire complessivamente n.14 ciclomotori e documentare circa cinquanta episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.

POTREBBE INTERESSARTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *