Il Comune di Cefalù “cu l’acqua rintra e u rubbiniattu fuara”

Una tempesta si è appena abbattuta su Cefalù. Una tempesta che ormai da tempo ci si aspettava e che potrebbe portare arubinetto-a-secco gravi disservizi nell’erogazione dell’acqua i quali  potrebbero culminare in un concreto rischio di emergenza sanitaria.
L’affaire acqua a Cefalù ha visto, nel corso degli anni, tre attori protagonisti: la Sorgenti Presidiana, società che gestisce la potabilizzazione del servizio idrico, APS (Acque Potabili Siciliane), ormai dichiarata fallita ed il comune di Cefalù.
E’ in questo strano intreccio di ruoli, che è venuta a determinarsi una situazione che ha del paradossale. Come noto infatti quando l’Ente comunale ha ceduto la gestione del servizio idrico integrato ad APS, non è stata contestualmente ceduta la titolarità del debito nei confronti di Sorgenti Presidiana. In sostanza l’Ente si vede costretto ad onorare le fatture a Sorgenti Presidiana per il servizio reso senza ricevere credito da parte dei cittadini, ciò comporta per il comune di Cefalù una situazione di eccessiva onerosità sopravvenuta. Quindi se è vero che al momento il credito vantato da Sorgenti Presidiana risulterebbe giuridicamente leggittimo, resta comunque illogico immaginare un comune praticamente “con l’acqua dentro e il rubinetto fuori”. Inoltre è anche vero che un simile “strafalcione” da parte della precedente ammistrazione o di qualche funzionario pubblico risulta quantomeno singolare, e difficilmente senza un grosso sforzo di fantasia si riesce ad inquadrarlo fra  gli errori di “distrazione” .

Negli ultimi giorni, a fronte di un credito sempre maggiore non onorato dal comune di Cefalù, in data 3 dicembre, il titolare di Sorgenti Presidiana ha dichiarato di voler ridurre gradualmente l’acqua potabile fino a 5000 metri cubi al giorno. A quel punto il Primo cittadino ha sostenuto di voler adire le Autorità Giudiziarie se il titolare della società di potabilizzazione non avesse garantito la normale erogazione dell’acqua. Ad ogni modo, Sorgenti Presidiana, in una nota delle ultime ore, ha tenuto a precisare che tale riduzione non è stata operata e che la società potabilizzatrice continua a produrre il limite massimo giornaliero previsto dal contratto. Resta il fatto che, un servizio essenziale per i cittadini quale quello dell’acqua potabile, non può essere soggetto ad una situazione così ingarbugliata, né a “minacce” di sospensione.

In questo marasma generale l’Amministrazione comunale potrebbe scegliere di intraprendere un’azione che consisterà nell’emanare un’ordinanza di non potabilità su tutta l’acqua erogata a Cefalù,  fornendo ai cittadini acqua non ancora potabilizzata,di fatto bypassando Sorgenti Presidiana. La seconda opzione sarebbe potuta essere quella di invocare l’aiuto di un Prefetto che, dotato di poteri straordinari, avrebbero potuto aggirare il normale iter legale e riportare la situazione alla normalità.
E’ evidente che, per la situazione che si è venuta a determinare, servano soluzioni straordinarie.

Il braccio di ferro fra Sorgenti Presidiana ed il comune di Cefalù, originato da gravi errori del passato più recente, potrebbe riversarsi sulle spalle dei cittadini, già vessati da tasse sul servizio molto elevate, i quali potrebbero subire gravi disservizi nell’erogazione di un servizio essenziale.

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