Trentuno anni dopo via Carini

Carlo Alberto Dalla Chiesa
Carlo Alberto Dalla Chiesa

Ricorre oggi il trentunesimo anniversario della strage di via Carini in cui persero la vita il Prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della Polizia di Stato Domenico Russo.  Era il 3 settembre 1982 quando l’auto del Generale e quella del suo agente della scorta furono affiancate dai sicari, venendo brutalmente assassinati. Alla cerimonia in ricordo delle vittime dell’eccidio avvenuta nel luogo dell’agguato, le istituzioni in prima linea assieme al figlio Nando, tra cui Il Ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha deposto una corona di fiori sulla targa di via Carini.

“Dalla Chiesa ha versato il suo sangue per la liberazione della Sicilia dalla mafia con l’avvio di una rivoluzione etica che solo negli anni a venire ha dato i suoi frutti. Il sangue non è stato versato invano – ha detto  il Ministro – Spero  che negli anni a venire ancora di più venga rivalutata la storia di questo uomo, che è stata una storia straordinaria per il suo profilo personale, la storia di un grande carabiniere e di un grande prefetto. Credo che la Sicilia e l’Italia gli dovranno essere grati per sempre”.

Sul posto, tra gli altri, anche il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, il prefetto Francesca Cannizzo, il questore Nicola Zito e il sindaco Leoluca Orlando, oltre a rappresentanti delle forze dell’ordine. Proprio il Sindaco Orlando parla di momento di svolta nella lotta alla mafia dopo la strage di via Carini.
In un messaggio al Prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, il commosso omaggio di Giorgio Napolitano: : “Il Generale Dalla Chiesa si identificò pienamente con la battaglia in difesa dello Stato democratico e delle sue istituzioni, assurgendone a simbolo per la ferrea determinazione e la coerenza nell’adottare innovative strategie e nel condurre quindi una più incisiva ed efficace azione contro le organizzazioni terroristiche e mafiose.” Napolitano definisce poi il Generale Dalla Chiesa come “servitore dello Stato di grande rigore civile e morale”, auspicando che la sua memoria e il ricordo dell’eroico sacrificio compiuto per lo Sato, possano essere d’esempio per i giovani, per una cultura della legalità e “per un rinnovato comune impegno nel consolidamento dei valori fondanti della nostra Repubblica: democrazia, giustizia e libertà”.

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