Gli albergatori riuniti, senza distinzione di sigle nazionali, chiudono gli alberghi di Cefalù.
Le imposte comunali annientano la produttività delle aziende turistico/ricettive.
Si spengono le luci nelle hall degli hotel di Cefalù. Un’azione congiunta voluta dagli albergatori porta alla chiusura a tempo indeterminato di tutte le strutture ricettive della perla del Tirreno. A dare il colpo di grazia l’ultima delibera del 30 ottobre riferita all’aumento dell’ IMU portata da 0,4% alla tariffa massima di 1,06%.
Basti pensare che di sola IMU, alcune strutture arriveranno a pagare anche più 200.000,00 €.
Il continuo calo delle presenze, la mortificante chiusura dei bilanci, unita a una sempre
più pressante e vessatoria imposizione fiscale, e non per ultima quella portata avanti dall’amministrazione comunale, hanno indotto gli imprenditori a reputare paradossalmente più produttiva la chiusura dei propri alberghi.
L’albergatore oggi chiude in considerazione che, la prospettiva delle imposte richiesta dall’amministrazione, porterebbe inevitabilmente alla scomparsa delle aziende – “Mancano spiragli di dialogo” sottolinea Angelo Micciche’ de Gli Alberi del Paradiso. – “La Tarsu, l’IMU, l’IRES e IRAP, la tentata introduzione della tassa di soggiorno, stanno destabilizzando e scoraggiando il nostro comparto” dice Francesco Randone dell’hotel Baia del Capitano. – “Sacrifico oltre un mese l’anno togliendolo alla mia azienda per il disbrigo burocratico” dichiara Giuseppe Neri del Costa Verde – “Da anni subisco le pressioni da parte dell’agenzia delle entrate con sanzioni del 30% dell’imposta dovuta, perché’ non riesco a rispettare le scadenze ordinarie per cause di forza maggiore, stante la grave crisi economica” dice Gerret Curcio dell’Hotel Kalura.