Cambiamo Cefalù: “La città è in guerra”

Il movimento “Cambiamo Cefalù”, nato per sostenere la candidatura di Pippo Guercio alle scorse elezioni comunali, non si è sciolto all’indomani del voto della consultazione, come spesso accade. Anzi, vuole continuare ad esprimere la sua opinione nel panorama cittadino.

“Il voto a Cefalù – dicono i suoi membri – ha confermato che c’è una città in guerra che vede i suoi cittadini schierati a combattersi reciprocamente. Il nuovo consiglio comunale è composto dai rappresentanti delle due liste che hanno affrontato la campagna elettorale accusandosi reciprocamente. Tutto questo non favorirà la crescita sociale e culturale della città. Purtroppo la legge elettorale ha ancora una volta consegnato alla nostra città un sindaco che, per i voti ricevuti, è espressione solo di un terzo degli elettori.”

Un altro aspetto del voto di domenica dice che «Cambiamo Cefalù» non è forza di governo e nemmeno di opposizione. “Abbiamo chiesto un voto per un progetto di rinascita della città che avesse al primo posto la pace sociale fra i cittadini – continuano – Il voto di domenica ci conferisce il ruolo di terza forza politica cittadina e come tale intendiamo operare. Restiamo fuori dal consiglio comunale ma faremo sentire la nostra voce alla comunità cefaludese. In questo momento rivolgiamo l’augurio ad operare per il bene della città di Cefalù al sindaco, ai suoi assessori e ai consiglieri comunali.”

Il movimento prosegue anche con la denuncia, già portata avanti durante le consultazioni, sulla campagna elettorale dei candidati durante il voto: “I cittadini che vanno al voto devono trovare seggi elettorali, ed edifici che li ospitano, liberi da qualsiasi intromissione politica di candidati e loro collaboratori. Abbiamo constatato che diversi candidati hanno portato avanti la loro campagna elettorale alle porte degli edifici sedi di seggi e in molti casi anche nei corridoi. Un fatto scandaloso sul quale chi di competenza dovrebbe indagare. Ci chiediamo, infatti, se sono stati identificati quei candidati che hanno potuto tranquillamente continuare la loro campagna elettorale in sedi e luoghi a ciò interdetti. – E concludono – Il primo passo della legalità è assicurare luoghi dove esprimere il voto che mettano gli elettori nelle condizioni di dare le loro preferenze liberamente.”

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