Rapporto Eurispes, la Sicilia nel baratro

Eurispes ha presentato stamane a Palermo presso la Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni il 29mo rapporto Italia. “Dallo studio – spiega Gian Maria Fara, presidente dell’Istituto di ricerca- emerge l’immagine di un Paese che sembra non voler esercitare nessuno sforzo in direzione del cambiamento. Lo studio conferma, inoltre, che esistono piu’ Italie: una che produce ritardi, lentezze e che non si innova e un’altra che invece traina l’economia, la produzione, i servizi, con fiducia nel futuro e senso del dovere.”

Dalla ricerca Eurispes viene fuori una fotografia del Paese quanto mai nitida: una franmentazione sociale che rende ostili e distanti tra loro le aree geografiche e le fasce generazionali e che produce divisioni anche all’interno dei ceti produttivi. Disagio economico che risulta evidente nelle regioni del Sud, ma soprattutto in Sardegna e Sicilia, che sprofondano nel baratro.

Nelle Isole, in particolare, più della metà delle famiglie ha visto diminuire nel corso dell’ultimo anno il proprio potere d’acquisto, non riesce a sostenere il costo delle spese mediche né a saldare le rate del mutuo. La sensazione di povertà è in aumento tra la popolazione. Nella maggior parte dei casi a far crescere il disagio sociale è la perdita del posto di lavoro. Altri dati che emergono nel rapporto Eurispes riguardano le conseguenze di una crisi economica che ha prodotto non solo impoverimento e disoccupazione ma anche una progressiva delegittimazione della politica e quindi delle istituzioni, ritenute inadeguate di fronte alla complessita’ di fenomeni sociali, dinamiche economiche e cambiamento epocali.

Dal rapporto viene fuori la necessita’ di uno Stato che recuperi il suo ruolo di ‘programmatore e regolatore dello sviluppo’, di una politica che si faccia interprete della concretezza del proprio agire e che sia espressione del territorio, attraverso il sistema elettorale proporzionale e le preferenze, in grado di restituire potere decisionale agli elettori. “Un Paese coeso – conclude Fara – non puo’ che impegnarsi per ridurre progressivamente il gap tra Sud e Nord e che riguarda interi settori come quello delle infrastrutture, dei servizi, dell’offerta sanitaria”.

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