Arriva “L’ora legale”, ma non piace a tutti

La nuova pellicola del duo comico Ficarra e Picone prende piede da una convenzione: l’ora legale. C’è un momento dell’anno in cui l’uomo adatta il tempo alle proprie esigenze in concomitanza con le esigenze naturali della Terra.

Se la maggior parte del pubblico si reca in sala con l’unica aspettativa di ridere
di gusto, esiste però anche una parte di spettatori più attenta e critica che non ha fatto mistero di dettagli e che ha condiviso considerazioni complessive sull’opera o il proprio disappunto. In effetti stavolta gli attori siciliani hanno puntato su una tematica che solo apparentemente possiamo circoscrivere alle elezioni amministrative dei comuni, offrendo per lo più uno spaccato sul rapporto cocente cittadino-legalità e il suo legame con le istituzioni. Per farlo però, e qui si consuma la critica, hanno crocifisso la Sicilia e il suo logorante portato storico che la rende terra di delizie e dannazioni al contempo.

Durante i 90 minuti si susseguono le caricature dei personaggi rispondenti agli stereotipi più comuni: al candidato sindaco di vecchia guardia, impettito e distinto, si contrappone il volto nuovo portatore di cambiamento e onestà, di un insegnante pacato e ragionevole. Ognuno sceglie da che parte stare, senza neanche fare troppa attenzione a cosa sta accadendo, le elezioni in fondo sono solo una tappa obbligata che arriva puntuale come l’ora legale. Ma le regole non sono di casa a Pietrammare: quando l’onda del cambiamento investe davvero la cittadina, la gente come disorientata da questo nuovo assetto di regole, cede alla nostalgia e invoca il ritorno al passato.

Le buone premesse della trama però non lasciano spiragli alla speranza, nessuno è immune dal ricorrere, quando ne ha necessità, a espedienti ed escamotage che ci garantiscono il permanere nelle condizioni di comodità; come se dovessimo arrenderci a uno stato delle cose che non muterà mai perchè siamo ben lungi dal prenderne consapevolezza. Ha espresso il suo disappunto sul messaggio proposto dal film, il parroco di Pollina e Finale, don Giuseppe Amato: “Ieri sera ho provato sdegno di fronte all’ennesimo stereotipo mediatico proposto a scapito di tante realtà positive della nostra terra e di fronte alla considerazione dei più, con i quali mi sono confrontato, che si sono limitati a stigmatizzare la mia recensione negativa con l’affermazione: “in fondo hanno descritto solo la realtà”.

La speranza, quale sdegno e coraggio, come ricorda il parroco Amato citando Sant’Agostino, non possiamo certo cercarla nell’estro di Ficarra e Picone, ma quando proponi un contenuto mediale che sarà visionato da migliaia di persone ti stai assumendo anche la responsabilità di un messaggio che stavolta non pare abbia restituito spunti di analisi autocritica. Con libero dissenso.

 

Sofia D’Arrigo

 

 

 

 

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