Madonie: il PD deve fare i conti con un NO politico

Gli italiani si sono espressi in maniera chiara nel referendum dello scorso 4 dicembre: netto il divario tra la maggioranza che ha votato contro la proposta di riforma costituzionale, ma in maniera più estensiva contro il governo guidato da Matteo Renzi, e coloro che hanno votato sì. Solamente in due regioni d’Italia (l’Emilia Romagna e il Trentino alto Adige, ndr), il Sì si è imposto sul No, seppur di poco. E in Sicilia il divario è stato anche più importante che nel resto del paese, e i sostenitori della riforma hanno portato a casa una sonora batosta. Anche la massiccia partecipazione, che si è attestata intorno al 57 % sulle Madonie, con il solo comune di San Mauro Castelverde a non arrivare al 50% dei votanti, è significativa di una volontà popolare fin troppo chiara. I cittadini, e i siciliani in particolare, hanno voluto bocciare il governo Renzi su tutta la linea.

I voti sono stati sulla stessa lunghezza d’onda in tutti i comuni del comprensorio, con un bassissimo scarto percentuale; nemmeno i territori che avevano espresso negli scorsi anni primi cittadini appartenenti al Partito Democratico (è il caso di Cefalù, Temini Imerese, e Pollina) si sono discostati dalla media dei voti. Alle estremità della forbice troviamo Geraci Siculo, dove ha vinto il No ma spuntandola di pochissimo, e Scillato, dove invece la riforma è stata bocciata da più del 73% dei votanti. Salta all’occhio il risultato di Termini Imerese, dove più del 71% ha espresso il proprio dissenso.

Il dato risulta ancor più significativo poichè a premere per il Sì sono state anche diverse compagini politiche lontane dal Partito Democratico, come il Nuovo Centro Destra, abbassando ulteriormente la fetta di consenso reale trattenuta dal partito del Premier Renzi. Non solo un secco rifiuto al testo della riforma costituzionale, ma un a vera e propria bocciatura in toto del governo, e di conseguenza dei rappresentati del suo partito sul territorio. E da questi voti dovranno ripartire, con i partiti che saranno chiamati già in primavera alle urne per il rinnovo di importanti culottaconsigli comunali (ad esempio Palermo, Termini Imerese e Cefalù, che vedono alla guida del comune rappresentanti eletti del partito democratico) e non certamente meno importante il rinnovo dei rappresentanti all’Assemblea Regionale Siciliana, con l’elezione del nuovo governatore.

Analizzando in particolare il caso di Pollina, dove il sindaco, Magda Culotta, è anche Onorevole della Repubblica proprio in quota Pd, ci si può facilmente accorgere di quanto detto. Un’autocritica responsabile fatta anche dall’Onorevole Culotta: “Il dato parla chiaro a livello nazionale e locale – ci ha detto – I cittadini hanno usato il referendum per dare un voto politico. Le Madonie ci consegnano una media del Sì più alta rispetto al 27% della Sicilia, pertanto siamo obbligati ad una riflessione politica seria. Bisogna focalizzare le politiche di crescita economica e di sostegno ai giovani e alle famiglie e provare – conclude Magda Culotta – a dialogare di più e meglio con questa parte della società”. 

Daniele TumminelloA Cefalù abbiamo sentito il segretario del Partito Democratico Daniele Tumminello, eletto anche consigliere comunale in quota Pd, che ha espresso posizioni più ottimistiche: “La tendenza è stata omogenea in tutte le Madonie – ha detto Tumminello – anzi, il dato di Cefalù non appare così negativo se confrontato con il resto della Regione. Nonostante la sconfitta non siamo comunque preoccupati per le consultazioni della prossima primavera: le amministrative saranno tutt’altra storia, e le scelte dei cittadini non saranno guidate dall’appartenenza ai partiti ma dipenderanno dal progetto sulla città”.

Ancora più complicato sarà il caso di Termini Imerese, dove il Partito Democratico aveva già subito un duro contraccolpo con le indagini sul sindaco Burrafato che hanno portato alle sue dimissioni a pochi mesi dalla sua rielezione a primo cittadino. Quello che è certo è che i cittadini si sono espressi in maniera chiara, così come è chiaro un sempre più profondo scollamento tra governanti e governati, e tra società e Istituzioni.

 

Paruscio Arianna

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