Legge sulla montagna e Zone Franche Montane. Lapunzina: «Tutto fermo in attesa dell’assessorato al Bilancio. Ritardo inaccettabile»

Vincenzo Lapunzina«Esprimo compiacimento per il fatto che altri sindaci finalmente hanno compreso che l’istituzione delle zone franche montane rappresenta una delle strade maestre per lo sviluppo delle aree interne ed in particolare per le Madonie». È quanto afferma il vice sindaco di Castellana Sicula Vincenzo Lapunzina, uno dei promotori e sostenitori del disegno di Legge Regionale 981/2015.

«Ritengo che sia l’unico strumento per risollevare le sorti delle aree montane, soprattutto quella delle Madonie» continua Lapunzina, «tutto il resto è solo un modo per continuare a mungere le vacche oramai divenute magre».

Il disegno di Legge 981 del 16 aprile 2015, di cui sono primi firmatari i Deputati Bruno Marziano ed Anthony Barbagallo, giace ancora alla commissione Bilancio dopo essere stato esitato favorevolmente dalla terza Commissione Attività Produttive. Lo stesso è stato “inviato” in Commissione Bilancio il 12 ottobre 2015 per un parere tecnico.

«Mi risulta che lo scorso novembre è stata richiesta, da parte della Commissione Bilancio, una relazione al Governo regionale ed in particolare all’assessorato al Bilancio. Nonostante tutto – afferma Lapunzina – pare che tale relazione non sia stata ancora evasa. È allucinante che uno strumento di vitale importanza per la Sicilia giaccia misteriosamente per così tanto tempo nei cassetti del personale degli uffici regionali», chiosa Lapunzina.

Il 27 aprile 2015 l’Assemblea Regionale, ai sensi dell’art. 135 del Regolamento interno, ha votato unanimemente la “procedura d’urgenza” per trattare la definizione del suddetto disegno di legge, la strada quindi risulterebbe “spianata”, anche in considerazione della forte volontà politica di convertire in Legge la proposta.

«Sono ritardi inaccettabili – conclude –  aspettiamo che l’assessore Baccei faccia chiarezza su questa vicenda, una semplicissima relazione dovrebbe essere esitata in poche ore. Tutto ciò è il paradigma di una Sicilia arenata in una secca. I responsabili andrebbero rimossi dall’incarico che ricoprono».

 

 

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