Aggressione cinghiali, LAV:” Responsabilità nella gestione venatoria degli animali selvatici”

cinghialone 1.JPG_201011502224_cinghialone 1Parla anche la LAV dopo i tragici fatti di sabato scorso: “Quanto avvenuto a Cefalù è una sconfitta per tutti; esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia della vittima, così duramente colpita. La morte dell’uomo, avvenuta a seguito delle ferite riportate nello scontro con il cinghiale, è però conseguenza del comportamento di qualsiasi animale, uomo compreso, quando si trovi di fronte una minaccia nei confronti della sua proleafferma Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali selvatici tutti gli animali difendono i propri piccoli, anche a costo della propria vita. Lo farebbe chiunque di noi, e lo ha fatto, pur nella tragicità degli esiti, il cinghiale che si è sentito minacciato dai cani e dal loro proprietario.”

Ciò che è accaduto impone una approfondita riflessione sulla gestione degli animali selvatici dicono i rappresentati dell’associazione in una nota stampa – troppo spesso affidata ai cacciatori, i cui interessi sono naturalmente in contrasto con una soluzione a lungo termine del problema. La presenza dei cinghiali sul territorio nazionale – spiegano – non è una novità, sono sempre stati presenti ed oggetto di caccia. Ma nel timore che il numero di animali cacciabili diminuisse irreversibilmente, negli anni 70 e 80 vennero organizzati numerosi ripopolamenti introducendo gli animali dai paesi dell’est Europa. Cinghiali molto più grossi e molto più prolifici di quelli italiani, quindi molto più interessanti per i cacciatori, che dal quel momento si garantirono carnieri sempre pieni e copiosi.

Alcune Regioni – continuano – hanno reso commerciabile la carne dei cinghiali per rendere più appetibile il loro abbattimento da parte dei cacciatori, incrementando così il numero degli animali uccisi, e contemporaneamente l’interesse dei cacciatori a non limitare eccessivamente la presenza di cinghiali sul territorio, in modo da avere sempre prede disponibili. Si è creato, inoltre, un circolo vizioso nel quale gli agricoltori denunciano di aver subito danni dai cinghiali, le Regioni li rimborsano economicamente e impongono quote di abbattimento più elevate, i cacciatori uccidono ancora più cinghiali, aumentando così il guadagno economico derivante dalla vendita delle loro carni.

“Nel caso dei cinghiali, l’approccio venatorio alla gestione degli animali selvatici dimostra quindi tutto il suo fallimento e la sua totale inefficacia – prosegue Vitturi –  uccidere gli animali per contenerne il numero non ha senso perché comporta inevitabili squilibri nella struttura sociale delle specie selvatiche che saranno indotte a riprodursi di più allo scopo di recuperare la densità in equilibrio con le risorse fornite dal territorio”.

La proposta dell’associazione animalista è quella della contraccezione, per mettere in atto un controllo della fertilità di questi animali: “Negli USA esiste un contraccettivo usato da decenni per gestire le popolazioni di grandi erbivori selvatici, che con una sola iniezione consentirebbe di sterilizzare un cinghiale per 3-5 anni. Lo sviluppo della forma somministrabile per via orale del farmaco è lasciato all’iniziativa ed ai fondi messi a disposizione dai privati e dalle associazioni di tutela degli animali. Sarebbe ora che l’intervento pubblico facesse la sua parte per rendere finalmente disponibile anche in Italia uno strumento per la gestione degli animali selvatici realmente efficace, perché svincolato dagli interessi dei cacciatori e dei loro politici di riferimento.”

 

Il Presidente delle Regione Sicilia, Crocetta, si astenga dal proporre scorciatoie amministrative dettate dall’emotività. – aggiunge Massimo Vitturi – E’ necessario pensare a soluzioni pragmatiche e di buon senso Se la priorità è la sicurezza dei cittadini, sguinzagliare centinaia di cacciatori dotati di potenti fucili con gittata superiore ai 3 Km in piena stagione turistica, può produrre effetti ancora peggiori del male che si vuole curare. Invece dalle pallottole dei fucili da caccia non c’è alcuna via di scampo, lo sanno bene milioni di animali sterminati, ed i 22 morti e 66 feriti umani, vittime dell’ultima stagione venatoria (settembre 2014-gennaio 2015 – dati Associazione Vittime della Caccia)”, conclude Vitturi.

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